Ieri sera, giovedì 27 agosto, sull'Isola Tiberina Ascanio Celestini ha narrato in forma di lettura le vicende del Rwanda. Cos'è la memoria? si è chiesto Ascanio. La memoria è una cosa estremamente pratica che consiste nel ricordare. Cosa? Dove ho le chiavi di casa, dove tengo questo, dove sta quella cosa, ma non ha senso ricordare dove sono le chiavi di una casa dove vivevo anni fa. Che vuol dire questo? Che la memoria ha senso se è uno strumento che usiamo per vivere l'oggi, non per commemorare ieri. Si possono fare riflessioni di tanto tipo su questo. Non vado oltre, ed inserisco foto da cellulare. Pura testimonianza che siuti la memoria a rivedere visivamente l'attimo.
Caddero nell’aria morti, senza volo, i figli dell’arcobaleno, senza luce, caddero con lamento senza voce, i petali nel vuoto: la terra brucia.
La regina, la bella primavera, intrecciò tra i suoi capelli azzurri furore di trentasei serpenti e da fanciulla si trasformò in chimera:
ovunque guardasse, la terra diventava nera, la vita diventava pietra su cui moriva il grido ed il ricordo: memoria, come polvere dispersa dentro un cielo sordo.
Caddero i petali nell’aria morti, senza volo, strappati alle madri, nel vuoto senza vento. E’ notte vitrea sui villaggi rasi al suolo. Gelo. Silenzio, sulle lapidi dei santi.
Sulla riva dei torrenti, la guerra ha ucciso i canti, ha cancellato storie. Sulla terra nera si sono spenti i fiori, caduti senza colore.
E crescono, crescono le croci, senza nome, senza storia, stivali militari calpestano ogni cosa.
Si fanno sempre più vicini, sono spari, corri figliolo, la terra brucia, non guardare
Non restare indietro, non cadere a terra, ti prego, perché la terra brucia, vedrai, presto tornerà, tuo padre.
Figli dell’arcobaleno, senza volo, senza luce, caddero nell’aria morti con un lamento senza voce.
E figli, figli della terra, orfani del cielo, hanno negli occhi un riflesso scuro, è storia da gridare con la voce dura, è amore, è rabbia che monta dal dolore e fa a pezzi la paura, esplode nella gola, dove sei!