mercoledì 11 novembre 2009
martedì 10 novembre 2009
martedì 3 novembre 2009
aggiornamenti da ground zero
Comunicato stampa
I rifugiati afgani della stazione Ostiense minacciati di sgombero ancora in attesa di una soluzione di accoglienza dignitosa
Roma, 2 novembre 2009
Medici per i Diritti Umani (MEDU) prosegue il presidio sanitario avviato il 27 ottobre in sostegno ai rifugiati afgani che vivono in drammatiche condizioni alloggiative ed igienico-sanitarie presso la stazione Ostiense. Lo sgombero dell’insediamento di Via Capitan Bavastro, previsto nella giornata di oggi, è stato procrastinato di alcuni giorni grazie all’intervento della società civile e in seguito alla disponibilità dei proprietari del terreno. In attesa di risposte certe da parte delle istituzioni sull’accoglienza di oltre 100 persone in condizioni di estrema vulnerabilità, MEDU si appella nuovamente al Comune di Roma e alle altre autorità competenti affinché vengano individuate al più presto soluzioni dignitose e rispettose dei diritti fondamentali della persona.
I dati raccolti dal presidio socio-sanitario di MEDU evidenziano una volta di più l’estrema precarietà di un gruppo di popolazione costituito in gran parte da richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale, che vivono - nel centro della città - in mezzo a topi e rifiuti, senza accesso ai servizi igienici e con alcuni cartoni e coperte come rifugio. Tra di essi, per lo più giovani e adolescenti, si trovano inoltre persone in precarie condizioni di salute.
Durante questi giorni, oltre a fornire assistenza medica ed orientamento socio-sanitario, i volontari di MEDU, insieme ad altre associazioni e grazie alla solidarietà spontanea di alcuni cittadini , hanno potuto distribuire coperte, indumenti ed alcune tende.
Ufficio stampa – 3343929765 / 0697844892
Medici per i Diritti Umani, organizzazione umanitaria e di solidarietà internazionale, fornisce da 4 anni assistenza e orientamento socio-sanitario ai profughi afgani della stazione Ostiense nell’ambito del progetto Un Camper per i Diritti
La salute è un diritto di tutti. Nessuno escluso.Medici per i Diritti Umani onluswww.mediciperidirittiumani.orgSede: Via Tiburtina 1325, 00131 Roma Uffici: Via Dei Zeno 10, 00176 RomaVia del Bronzino 117, 50142 Firenze
I rifugiati afgani della stazione Ostiense minacciati di sgombero ancora in attesa di una soluzione di accoglienza dignitosa
Roma, 2 novembre 2009
Medici per i Diritti Umani (MEDU) prosegue il presidio sanitario avviato il 27 ottobre in sostegno ai rifugiati afgani che vivono in drammatiche condizioni alloggiative ed igienico-sanitarie presso la stazione Ostiense. Lo sgombero dell’insediamento di Via Capitan Bavastro, previsto nella giornata di oggi, è stato procrastinato di alcuni giorni grazie all’intervento della società civile e in seguito alla disponibilità dei proprietari del terreno. In attesa di risposte certe da parte delle istituzioni sull’accoglienza di oltre 100 persone in condizioni di estrema vulnerabilità, MEDU si appella nuovamente al Comune di Roma e alle altre autorità competenti affinché vengano individuate al più presto soluzioni dignitose e rispettose dei diritti fondamentali della persona.
I dati raccolti dal presidio socio-sanitario di MEDU evidenziano una volta di più l’estrema precarietà di un gruppo di popolazione costituito in gran parte da richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale, che vivono - nel centro della città - in mezzo a topi e rifiuti, senza accesso ai servizi igienici e con alcuni cartoni e coperte come rifugio. Tra di essi, per lo più giovani e adolescenti, si trovano inoltre persone in precarie condizioni di salute.
Durante questi giorni, oltre a fornire assistenza medica ed orientamento socio-sanitario, i volontari di MEDU, insieme ad altre associazioni e grazie alla solidarietà spontanea di alcuni cittadini , hanno potuto distribuire coperte, indumenti ed alcune tende.
Ufficio stampa – 3343929765 / 0697844892
Medici per i Diritti Umani, organizzazione umanitaria e di solidarietà internazionale, fornisce da 4 anni assistenza e orientamento socio-sanitario ai profughi afgani della stazione Ostiense nell’ambito del progetto Un Camper per i Diritti
La salute è un diritto di tutti. Nessuno escluso.Medici per i Diritti Umani onluswww.mediciperidirittiumani.orgSede: Via Tiburtina 1325, 00131 Roma Uffici: Via Dei Zeno 10, 00176 RomaVia del Bronzino 117, 50142 Firenze
Il Fatto Quotidiano Furio Colombo
In memoria dei diritti umani
1 novembre 2009
Non leggete le storie di Stefano Cucchi, Mariano Bacioterracino ed Elham come se fossero brutte storie tipiche del caotico vivere di massa. Non pensate che a loro “qualcosa è andato storto”, che succede, che è sgradevole, ma la vita, adesso come nel passato, è piena di brutte sorprese. Le vittime di questo elenco sono un giovane uomo arrestato senza ragione, un pregiudicato nella lista di esecuzione della camorra, un uomo del tutto innocente impigliato nella rete di un’odiosa burocrazia persecutoria. Sono la stessa persona, privata all’improvviso di diritti umani e civili. Quella persona siamo noi, mentre moriamo di botte, moriamo uccisi sui marciapiedi, moriamo di sciopero della fame in un campo di concentramento detto “Centro di Identificazione ed Espulsione”. Siamo noi persino nello sdoppiamento da malattia mentale che si vede nel video del delitto di camorra: i passanti scavalcano il corpo della persona appena uccisa fingendo di non vedere. Siamo noi che diciamo per bocca del responsabile carcerario che Stefano Cucchi (faccia sfondata, schiena spezzata) “ha preferito dormire, rifiutando il ricovero in ospedale”. Siamo noi quando i medici di un grande ospedale civile vedono per due volte il marocchino Elham detenuto senza reato e senza sentenza, senza avvocati e senza tribunale. Nessun medico fa domande, nessuno ascolta, nessuno vuole sapere. Lo rimandano, un essere umano ridotto a quaranta chili dal suo ostinato sciopero della fame, nel lager di Gradisca, dove è ancora detenuto e morente, mentre io scrivo e voi leggete. Vorrei essere capito. Sto dicendo che noi, noi tutti vittime, colpevoli e testimoni siamo scesi al livello in cui si pestano a morte i detenuti, si scavalcano di fretta i cadaveri, si lascia morire di fame in perfetta indifferenza l’immigrato testardo. Siamo la stessa gente che ammazza di botte gli omosessuali e ammazza di cavilli procedurali la legge che difende gli omosessuali in modo che questa legge non ci sia mai. Siamo noi il disperato Elham che muore nel lager costruito per punirlo di essere venuto in Italia in cerca di un Paese civile. Siamo noi il carceriere e il medico senza dignità che- per quieto vivere- lasciano morire chi cerca nella morte l’unica fuga. Siamo l’uomo abbattuto dalla camorra, con pochi gesti agili, senza concitazione. Siamo l’assassino che va via senza nascondere la pistola, siamo i passanti che non fanno caso ai cadaveri sui marciapiedi. Siamo i poliziotti che hanno massacrato il giovane Stefano Cucchi e continuano a restare ignoti. Siamo dunque allo stesso tempo il terrore e le vittime del terrore perché i nostri diritti e la nostra decenza sono precipitati in un buco nero immorale e illegale insieme a Cucchi, Bacioterracino, a Elham e ai loro assassini. Poiché ci siamo lasciati degradare fino a questo punto, non ci resta che dire un grazie riconoscente ai genitori e alla sorella di Cucchi che non hanno ceduto; ai giudici del delitto di camorra, che hanno diffuso il tremendo video, affinché tutti vedessero una scena di vita in una città italiana ai nostri giorni; a coloro che hanno fatto arrivare l’ annuncio di prossima morte dell’ immigrato Elham. Queste tre notizie servono almeno a ricordarci quanto siamo arrivati lontani dalla nostra Costituzione e dai fondamenti della Carta dei diritti dell’uomo. In Italia. Oggi. da Il Fatto Quotidiano n°35 del 1 novembre 2009
In memoria dei diritti umani
1 novembre 2009
Non leggete le storie di Stefano Cucchi, Mariano Bacioterracino ed Elham come se fossero brutte storie tipiche del caotico vivere di massa. Non pensate che a loro “qualcosa è andato storto”, che succede, che è sgradevole, ma la vita, adesso come nel passato, è piena di brutte sorprese. Le vittime di questo elenco sono un giovane uomo arrestato senza ragione, un pregiudicato nella lista di esecuzione della camorra, un uomo del tutto innocente impigliato nella rete di un’odiosa burocrazia persecutoria. Sono la stessa persona, privata all’improvviso di diritti umani e civili. Quella persona siamo noi, mentre moriamo di botte, moriamo uccisi sui marciapiedi, moriamo di sciopero della fame in un campo di concentramento detto “Centro di Identificazione ed Espulsione”. Siamo noi persino nello sdoppiamento da malattia mentale che si vede nel video del delitto di camorra: i passanti scavalcano il corpo della persona appena uccisa fingendo di non vedere. Siamo noi che diciamo per bocca del responsabile carcerario che Stefano Cucchi (faccia sfondata, schiena spezzata) “ha preferito dormire, rifiutando il ricovero in ospedale”. Siamo noi quando i medici di un grande ospedale civile vedono per due volte il marocchino Elham detenuto senza reato e senza sentenza, senza avvocati e senza tribunale. Nessun medico fa domande, nessuno ascolta, nessuno vuole sapere. Lo rimandano, un essere umano ridotto a quaranta chili dal suo ostinato sciopero della fame, nel lager di Gradisca, dove è ancora detenuto e morente, mentre io scrivo e voi leggete. Vorrei essere capito. Sto dicendo che noi, noi tutti vittime, colpevoli e testimoni siamo scesi al livello in cui si pestano a morte i detenuti, si scavalcano di fretta i cadaveri, si lascia morire di fame in perfetta indifferenza l’immigrato testardo. Siamo la stessa gente che ammazza di botte gli omosessuali e ammazza di cavilli procedurali la legge che difende gli omosessuali in modo che questa legge non ci sia mai. Siamo noi il disperato Elham che muore nel lager costruito per punirlo di essere venuto in Italia in cerca di un Paese civile. Siamo noi il carceriere e il medico senza dignità che- per quieto vivere- lasciano morire chi cerca nella morte l’unica fuga. Siamo l’uomo abbattuto dalla camorra, con pochi gesti agili, senza concitazione. Siamo l’assassino che va via senza nascondere la pistola, siamo i passanti che non fanno caso ai cadaveri sui marciapiedi. Siamo i poliziotti che hanno massacrato il giovane Stefano Cucchi e continuano a restare ignoti. Siamo dunque allo stesso tempo il terrore e le vittime del terrore perché i nostri diritti e la nostra decenza sono precipitati in un buco nero immorale e illegale insieme a Cucchi, Bacioterracino, a Elham e ai loro assassini. Poiché ci siamo lasciati degradare fino a questo punto, non ci resta che dire un grazie riconoscente ai genitori e alla sorella di Cucchi che non hanno ceduto; ai giudici del delitto di camorra, che hanno diffuso il tremendo video, affinché tutti vedessero una scena di vita in una città italiana ai nostri giorni; a coloro che hanno fatto arrivare l’ annuncio di prossima morte dell’ immigrato Elham. Queste tre notizie servono almeno a ricordarci quanto siamo arrivati lontani dalla nostra Costituzione e dai fondamenti della Carta dei diritti dell’uomo. In Italia. Oggi. da Il Fatto Quotidiano n°35 del 1 novembre 2009
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