giovedì 17 dicembre 2009
lunedì 14 dicembre 2009
Roma, Sabato 19 dicembre
Conferenza stampa sulla Gaza Freedom March
Anche 140 italiani romperanno l'assedio di Gaza
GAZA FREEDOM MARCH
27 Dicembre 2009 - 3 gennaio 2010
"La Gaza Freedom March non si limiterà a deplorare la brutalità israeliana, ma agirà per fermarla"
Il prossimo 27 dicembre, ad un anno dall´inizio dell´operazione israeliana "Piombo fuso" contro la Striscia di Gaza, centinaia di volontari provenienti da tutto il mondo entreranno nel territorio palestinese tuttora sottoposto ad un crudele embargo internazionale. Oltre 1.500 morti, più di 5.000 feriti, distruzione di case, scuole, ospedali e moschee: questo il bilancio di "Piombo fuso", una feroce aggressione contro un popolo martoriato ed un territorio fra i più poveri della terra, dove il 70% della popolazione è composto da profughi delle invasioni israeliane di altre parti della Palestina.
I particolari dell´iniziativa e della partecipazione italiana saranno illustrati dai portavoce del Forum Palestina Germano Monti, Gustavo Pasquali e Mila Pernice nella CONFERENZA STAMPA che si terrà SABATO 19 DICEMBRE, alle 11.00, nella sala stampa del palazzo dei Gruppi Consiliari del Comune di Roma, in Via delle Vergini n. 18.
La società civile mostrerà ancora una volta di essere infinitamente migliore di chi la governa: rispondendo all´appello dell´associazione statunitense Code Pink, più di 1.500 volontari ed attivisti di tutto il mondo (di cui 140 italiani)daranno vita alla più grande manifestazione di solidarietà internazionale della storia recente, entrando nella Striscia di Gaza dal confine egiziano del Valico di Rafah. La delegazione italiana alla Gaza Freedom March, promossa dal Forum Palestina, comprende più di 80 partecipanti, che andranno ad aggiungersi a quelli provenienti dagli U.S.A., dal Canada, dalla Francia, dal Belgio, dalla Gran Bretagna, dalla Spagna, dalla Grecia, dalla Germania, dalla Svezia, dall´Irlanda, persino dall´Australia, dal Giappone e dal Sud Africa.
L´appello per la Gaza Freedom March è sostenuto da Nelson Mandela, Jimmy Carter, il Premio Nobel per la Pace Mairead Maguire, la sopravvissuta dell´Olocausto Hedi Epstein, il musicista dei Pink Floyd Roger Waters, i registi Ken Loach, Oliver Stone ed Aki Kaurismaki, il nipote del Mahatma Arun Gandhi, l´attivista israeliano per i diritti umani Jeff Halper, gli scrittori Naomi Klein, Gore Vidal e Noam Chomsky, e moltissimi altri. Fra i sostenitori italiani, segnaliamo gli europarlamentari Luigi De Magistris, Gianni Vattimo e Sonia Alfano, Presidente dell´Associazione dei Parenti delle Vittime della Mafia, Vittorio Agnoletto, Marco Rizzo, Don Andrea Gallo e la Comunità di San Benedetto al Porto, oltre a numerosi intellettuali, esponenti del sindacalismo di base e rappresentanti della società civile.
Il Forum Palestina
Conferenza stampa sulla Gaza Freedom March
Anche 140 italiani romperanno l'assedio di Gaza
GAZA FREEDOM MARCH
27 Dicembre 2009 - 3 gennaio 2010
"La Gaza Freedom March non si limiterà a deplorare la brutalità israeliana, ma agirà per fermarla"
Il prossimo 27 dicembre, ad un anno dall´inizio dell´operazione israeliana "Piombo fuso" contro la Striscia di Gaza, centinaia di volontari provenienti da tutto il mondo entreranno nel territorio palestinese tuttora sottoposto ad un crudele embargo internazionale. Oltre 1.500 morti, più di 5.000 feriti, distruzione di case, scuole, ospedali e moschee: questo il bilancio di "Piombo fuso", una feroce aggressione contro un popolo martoriato ed un territorio fra i più poveri della terra, dove il 70% della popolazione è composto da profughi delle invasioni israeliane di altre parti della Palestina.
I particolari dell´iniziativa e della partecipazione italiana saranno illustrati dai portavoce del Forum Palestina Germano Monti, Gustavo Pasquali e Mila Pernice nella CONFERENZA STAMPA che si terrà SABATO 19 DICEMBRE, alle 11.00, nella sala stampa del palazzo dei Gruppi Consiliari del Comune di Roma, in Via delle Vergini n. 18.
La società civile mostrerà ancora una volta di essere infinitamente migliore di chi la governa: rispondendo all´appello dell´associazione statunitense Code Pink, più di 1.500 volontari ed attivisti di tutto il mondo (di cui 140 italiani)daranno vita alla più grande manifestazione di solidarietà internazionale della storia recente, entrando nella Striscia di Gaza dal confine egiziano del Valico di Rafah. La delegazione italiana alla Gaza Freedom March, promossa dal Forum Palestina, comprende più di 80 partecipanti, che andranno ad aggiungersi a quelli provenienti dagli U.S.A., dal Canada, dalla Francia, dal Belgio, dalla Gran Bretagna, dalla Spagna, dalla Grecia, dalla Germania, dalla Svezia, dall´Irlanda, persino dall´Australia, dal Giappone e dal Sud Africa.
L´appello per la Gaza Freedom March è sostenuto da Nelson Mandela, Jimmy Carter, il Premio Nobel per la Pace Mairead Maguire, la sopravvissuta dell´Olocausto Hedi Epstein, il musicista dei Pink Floyd Roger Waters, i registi Ken Loach, Oliver Stone ed Aki Kaurismaki, il nipote del Mahatma Arun Gandhi, l´attivista israeliano per i diritti umani Jeff Halper, gli scrittori Naomi Klein, Gore Vidal e Noam Chomsky, e moltissimi altri. Fra i sostenitori italiani, segnaliamo gli europarlamentari Luigi De Magistris, Gianni Vattimo e Sonia Alfano, Presidente dell´Associazione dei Parenti delle Vittime della Mafia, Vittorio Agnoletto, Marco Rizzo, Don Andrea Gallo e la Comunità di San Benedetto al Porto, oltre a numerosi intellettuali, esponenti del sindacalismo di base e rappresentanti della società civile.
Il Forum Palestina
mercoledì 11 novembre 2009
martedì 10 novembre 2009
martedì 3 novembre 2009
aggiornamenti da ground zero
Comunicato stampa
I rifugiati afgani della stazione Ostiense minacciati di sgombero ancora in attesa di una soluzione di accoglienza dignitosa
Roma, 2 novembre 2009
Medici per i Diritti Umani (MEDU) prosegue il presidio sanitario avviato il 27 ottobre in sostegno ai rifugiati afgani che vivono in drammatiche condizioni alloggiative ed igienico-sanitarie presso la stazione Ostiense. Lo sgombero dell’insediamento di Via Capitan Bavastro, previsto nella giornata di oggi, è stato procrastinato di alcuni giorni grazie all’intervento della società civile e in seguito alla disponibilità dei proprietari del terreno. In attesa di risposte certe da parte delle istituzioni sull’accoglienza di oltre 100 persone in condizioni di estrema vulnerabilità, MEDU si appella nuovamente al Comune di Roma e alle altre autorità competenti affinché vengano individuate al più presto soluzioni dignitose e rispettose dei diritti fondamentali della persona.
I dati raccolti dal presidio socio-sanitario di MEDU evidenziano una volta di più l’estrema precarietà di un gruppo di popolazione costituito in gran parte da richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale, che vivono - nel centro della città - in mezzo a topi e rifiuti, senza accesso ai servizi igienici e con alcuni cartoni e coperte come rifugio. Tra di essi, per lo più giovani e adolescenti, si trovano inoltre persone in precarie condizioni di salute.
Durante questi giorni, oltre a fornire assistenza medica ed orientamento socio-sanitario, i volontari di MEDU, insieme ad altre associazioni e grazie alla solidarietà spontanea di alcuni cittadini , hanno potuto distribuire coperte, indumenti ed alcune tende.
Ufficio stampa – 3343929765 / 0697844892
Medici per i Diritti Umani, organizzazione umanitaria e di solidarietà internazionale, fornisce da 4 anni assistenza e orientamento socio-sanitario ai profughi afgani della stazione Ostiense nell’ambito del progetto Un Camper per i Diritti
La salute è un diritto di tutti. Nessuno escluso.Medici per i Diritti Umani onluswww.mediciperidirittiumani.orgSede: Via Tiburtina 1325, 00131 Roma Uffici: Via Dei Zeno 10, 00176 RomaVia del Bronzino 117, 50142 Firenze
I rifugiati afgani della stazione Ostiense minacciati di sgombero ancora in attesa di una soluzione di accoglienza dignitosa
Roma, 2 novembre 2009
Medici per i Diritti Umani (MEDU) prosegue il presidio sanitario avviato il 27 ottobre in sostegno ai rifugiati afgani che vivono in drammatiche condizioni alloggiative ed igienico-sanitarie presso la stazione Ostiense. Lo sgombero dell’insediamento di Via Capitan Bavastro, previsto nella giornata di oggi, è stato procrastinato di alcuni giorni grazie all’intervento della società civile e in seguito alla disponibilità dei proprietari del terreno. In attesa di risposte certe da parte delle istituzioni sull’accoglienza di oltre 100 persone in condizioni di estrema vulnerabilità, MEDU si appella nuovamente al Comune di Roma e alle altre autorità competenti affinché vengano individuate al più presto soluzioni dignitose e rispettose dei diritti fondamentali della persona.
I dati raccolti dal presidio socio-sanitario di MEDU evidenziano una volta di più l’estrema precarietà di un gruppo di popolazione costituito in gran parte da richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale, che vivono - nel centro della città - in mezzo a topi e rifiuti, senza accesso ai servizi igienici e con alcuni cartoni e coperte come rifugio. Tra di essi, per lo più giovani e adolescenti, si trovano inoltre persone in precarie condizioni di salute.
Durante questi giorni, oltre a fornire assistenza medica ed orientamento socio-sanitario, i volontari di MEDU, insieme ad altre associazioni e grazie alla solidarietà spontanea di alcuni cittadini , hanno potuto distribuire coperte, indumenti ed alcune tende.
Ufficio stampa – 3343929765 / 0697844892
Medici per i Diritti Umani, organizzazione umanitaria e di solidarietà internazionale, fornisce da 4 anni assistenza e orientamento socio-sanitario ai profughi afgani della stazione Ostiense nell’ambito del progetto Un Camper per i Diritti
La salute è un diritto di tutti. Nessuno escluso.Medici per i Diritti Umani onluswww.mediciperidirittiumani.orgSede: Via Tiburtina 1325, 00131 Roma Uffici: Via Dei Zeno 10, 00176 RomaVia del Bronzino 117, 50142 Firenze
Il Fatto Quotidiano Furio Colombo
In memoria dei diritti umani
1 novembre 2009
Non leggete le storie di Stefano Cucchi, Mariano Bacioterracino ed Elham come se fossero brutte storie tipiche del caotico vivere di massa. Non pensate che a loro “qualcosa è andato storto”, che succede, che è sgradevole, ma la vita, adesso come nel passato, è piena di brutte sorprese. Le vittime di questo elenco sono un giovane uomo arrestato senza ragione, un pregiudicato nella lista di esecuzione della camorra, un uomo del tutto innocente impigliato nella rete di un’odiosa burocrazia persecutoria. Sono la stessa persona, privata all’improvviso di diritti umani e civili. Quella persona siamo noi, mentre moriamo di botte, moriamo uccisi sui marciapiedi, moriamo di sciopero della fame in un campo di concentramento detto “Centro di Identificazione ed Espulsione”. Siamo noi persino nello sdoppiamento da malattia mentale che si vede nel video del delitto di camorra: i passanti scavalcano il corpo della persona appena uccisa fingendo di non vedere. Siamo noi che diciamo per bocca del responsabile carcerario che Stefano Cucchi (faccia sfondata, schiena spezzata) “ha preferito dormire, rifiutando il ricovero in ospedale”. Siamo noi quando i medici di un grande ospedale civile vedono per due volte il marocchino Elham detenuto senza reato e senza sentenza, senza avvocati e senza tribunale. Nessun medico fa domande, nessuno ascolta, nessuno vuole sapere. Lo rimandano, un essere umano ridotto a quaranta chili dal suo ostinato sciopero della fame, nel lager di Gradisca, dove è ancora detenuto e morente, mentre io scrivo e voi leggete. Vorrei essere capito. Sto dicendo che noi, noi tutti vittime, colpevoli e testimoni siamo scesi al livello in cui si pestano a morte i detenuti, si scavalcano di fretta i cadaveri, si lascia morire di fame in perfetta indifferenza l’immigrato testardo. Siamo la stessa gente che ammazza di botte gli omosessuali e ammazza di cavilli procedurali la legge che difende gli omosessuali in modo che questa legge non ci sia mai. Siamo noi il disperato Elham che muore nel lager costruito per punirlo di essere venuto in Italia in cerca di un Paese civile. Siamo noi il carceriere e il medico senza dignità che- per quieto vivere- lasciano morire chi cerca nella morte l’unica fuga. Siamo l’uomo abbattuto dalla camorra, con pochi gesti agili, senza concitazione. Siamo l’assassino che va via senza nascondere la pistola, siamo i passanti che non fanno caso ai cadaveri sui marciapiedi. Siamo i poliziotti che hanno massacrato il giovane Stefano Cucchi e continuano a restare ignoti. Siamo dunque allo stesso tempo il terrore e le vittime del terrore perché i nostri diritti e la nostra decenza sono precipitati in un buco nero immorale e illegale insieme a Cucchi, Bacioterracino, a Elham e ai loro assassini. Poiché ci siamo lasciati degradare fino a questo punto, non ci resta che dire un grazie riconoscente ai genitori e alla sorella di Cucchi che non hanno ceduto; ai giudici del delitto di camorra, che hanno diffuso il tremendo video, affinché tutti vedessero una scena di vita in una città italiana ai nostri giorni; a coloro che hanno fatto arrivare l’ annuncio di prossima morte dell’ immigrato Elham. Queste tre notizie servono almeno a ricordarci quanto siamo arrivati lontani dalla nostra Costituzione e dai fondamenti della Carta dei diritti dell’uomo. In Italia. Oggi. da Il Fatto Quotidiano n°35 del 1 novembre 2009
In memoria dei diritti umani
1 novembre 2009
Non leggete le storie di Stefano Cucchi, Mariano Bacioterracino ed Elham come se fossero brutte storie tipiche del caotico vivere di massa. Non pensate che a loro “qualcosa è andato storto”, che succede, che è sgradevole, ma la vita, adesso come nel passato, è piena di brutte sorprese. Le vittime di questo elenco sono un giovane uomo arrestato senza ragione, un pregiudicato nella lista di esecuzione della camorra, un uomo del tutto innocente impigliato nella rete di un’odiosa burocrazia persecutoria. Sono la stessa persona, privata all’improvviso di diritti umani e civili. Quella persona siamo noi, mentre moriamo di botte, moriamo uccisi sui marciapiedi, moriamo di sciopero della fame in un campo di concentramento detto “Centro di Identificazione ed Espulsione”. Siamo noi persino nello sdoppiamento da malattia mentale che si vede nel video del delitto di camorra: i passanti scavalcano il corpo della persona appena uccisa fingendo di non vedere. Siamo noi che diciamo per bocca del responsabile carcerario che Stefano Cucchi (faccia sfondata, schiena spezzata) “ha preferito dormire, rifiutando il ricovero in ospedale”. Siamo noi quando i medici di un grande ospedale civile vedono per due volte il marocchino Elham detenuto senza reato e senza sentenza, senza avvocati e senza tribunale. Nessun medico fa domande, nessuno ascolta, nessuno vuole sapere. Lo rimandano, un essere umano ridotto a quaranta chili dal suo ostinato sciopero della fame, nel lager di Gradisca, dove è ancora detenuto e morente, mentre io scrivo e voi leggete. Vorrei essere capito. Sto dicendo che noi, noi tutti vittime, colpevoli e testimoni siamo scesi al livello in cui si pestano a morte i detenuti, si scavalcano di fretta i cadaveri, si lascia morire di fame in perfetta indifferenza l’immigrato testardo. Siamo la stessa gente che ammazza di botte gli omosessuali e ammazza di cavilli procedurali la legge che difende gli omosessuali in modo che questa legge non ci sia mai. Siamo noi il disperato Elham che muore nel lager costruito per punirlo di essere venuto in Italia in cerca di un Paese civile. Siamo noi il carceriere e il medico senza dignità che- per quieto vivere- lasciano morire chi cerca nella morte l’unica fuga. Siamo l’uomo abbattuto dalla camorra, con pochi gesti agili, senza concitazione. Siamo l’assassino che va via senza nascondere la pistola, siamo i passanti che non fanno caso ai cadaveri sui marciapiedi. Siamo i poliziotti che hanno massacrato il giovane Stefano Cucchi e continuano a restare ignoti. Siamo dunque allo stesso tempo il terrore e le vittime del terrore perché i nostri diritti e la nostra decenza sono precipitati in un buco nero immorale e illegale insieme a Cucchi, Bacioterracino, a Elham e ai loro assassini. Poiché ci siamo lasciati degradare fino a questo punto, non ci resta che dire un grazie riconoscente ai genitori e alla sorella di Cucchi che non hanno ceduto; ai giudici del delitto di camorra, che hanno diffuso il tremendo video, affinché tutti vedessero una scena di vita in una città italiana ai nostri giorni; a coloro che hanno fatto arrivare l’ annuncio di prossima morte dell’ immigrato Elham. Queste tre notizie servono almeno a ricordarci quanto siamo arrivati lontani dalla nostra Costituzione e dai fondamenti della Carta dei diritti dell’uomo. In Italia. Oggi. da Il Fatto Quotidiano n°35 del 1 novembre 2009
venerdì 30 ottobre 2009
lunedì 26 ottobre 2009
la vergogna degli sgomberi
Lettera aperta di Medici per i Diritti Umani al Sindaco di Roma e all’Assessore alle Politiche Sociali
Accoglienza ai rifugiati afgani: una questione di civiltà che non si può risolvere con un nuovo sgombero
Roma, 23 ottobre 2009
Egregio Signor Sindaco, gentile Assessore,
le drammatiche condizioni alloggiative ed igienico-sanitarie in cui vivono i rifugiati afgani presso la stazione Ostiense sono ben note da tempo e si protraggono ormai da anni senza che siano state individuate soluzioni di accoglienza dignitose e sostenibili nel tempo. Si tratta per lo più di giovani e adolescenti di nazionalità afgana, che fuggono da situazioni di violenza e di guerra ed hanno affrontato un viaggio lungo, difficile ed in alcuni tratti estremamente pericoloso per raggiungere il nostro Paese. Molti di loro sono richiedenti asilo o titolari di permessi di soggiorno per motivi umanitari o per protezione sussidiaria, persone che, quindi, soggiornano regolarmente nel nostro Paese ed hanno diritto ad un’assistenza sociale e sanitaria parificata a quella dei cittadini italiani.
Alla mancanza di qualsiasi tipo di rifugio che non siano l’asfalto, dei cartoni ed alcune coperte donate dalle associazioni, si aggiunge la presenza di una grande quantità di rifiuti e la totale mancanza di servizi igienici, con tutte le conseguenze immaginabili sul piano della salute individuale e collettiva. Nei mesi scorsi la nostra associazione - che da oltre tre anni porta assistenza socio-sanitaria ai rifugiati con un’unità mobile di medici ed operatori volontari - ha avuto l’opportunità di segnalare direttamente all’Assessore Belviso la gravità della situazione. Purtroppo, ad oggi, le misure adottate sono state eminentemente di ordine pubblico, cioè improvvise operazioni di sgombero realizzate dalle forze di pubblica sicurezza, con l’ausilio di mezzi meccanici. Tali operazioni, disposte senza la programmazione di una soluzione alternativa né a corto né a lungo termine, hanno causato solamente la perdita dei pochi e preziosi effetti personali dei rifugiati come ad esempio le coperte utilizzate per proteggersi durante la notte, la documentazione sanitaria ed i medicinali in loro possesso. Vi sono inoltre episodi di giovani afgani multati perché colpevoli, secondo quanto da loro testimoniato, di stazionare nei pressi della stazione ferroviaria o di cercare l’accesso ai bagni pubblici della stazione Ostiense. Queste persone quindi non solo non possono usufruire di standard di accoglienza accettabili ma oltretutto vengono in qualche modo punite per il fatto di trovarsi, senza colpa, in queste difficili condizioni.
Vogliamo inoltre ricordare che le associazioni impegnate sul terreno, tra cui Medici per i Diritti Umani, non si sono limitate a denunciare la situazione ma hanno formulato proposte concrete volte a fornire soluzioni di accoglienza adeguate agli standard richiesti e sostenibili nel tempo. Tra di esse ricordiamo l’istituzione presso la stazione Ostiense di punti di informazione e di un centro di prima accoglienza a bassa soglia oltre che a soluzioni abitative per i richiedenti asilo che coinvolgano in maniera solidale la cittadinanza.
E’ del resto del tutto evidente che non ci troviamo di fronte a una questione di decoro urbano ma piuttosto a un problema di civiltà dell’accoglienza. Riteniamo infatti che la civiltà di una città si misuri anche dalla capacità di accoglienza nei confronti delle persone più vulnerabili, a maggior ragione quando esse sono portatrici di diritti riconosciuti dalle convenzioni internazionali e dalla Costituzione italiana come nel caso dei rifugiati e i richiedenti asilo.
Nella mattina di oggi 23 ottobre, le forze di pubblica sicurezza sono intervenute per un nuova operazione di bonifica ambientale presso un insediamento di profughi afgani situato nelle vicinanze della stazione Ostiense. Durante questa operazione erano presenti gli operatori della nostra associazione. Agli abitanti dell’insediamento sono stati dati dieci giorni per abbandonare le baracche improvvisate dopodiché verrà eseguito l’ennesimo sgombero senza che sia stata previamente individuata alcuna soluzione di accoglienza.
Signor Sindaco, gentile Assessore, è accettabile -oltre che efficace - continuare ad affrontare il problema con sgomberi e multe, il cui solo risultato è quello di spingere in situazioni sempre più degradanti persone la cui unica colpa è quella di essere state vittime delle guerra e di violazioni dei diritti fondamentali ?
Signor Sindaco, gentile Assessore, è possibile sperare che a Roma vengano finalmente adottate misure concrete e immediate per assicurare a giovani profughi, spesso poco più che bambini, condizioni di accoglienza rispettose della dignità umana ?
Associazione Medici per i Diritti Umani
Accoglienza ai rifugiati afgani: una questione di civiltà che non si può risolvere con un nuovo sgombero
Roma, 23 ottobre 2009
Egregio Signor Sindaco, gentile Assessore,
le drammatiche condizioni alloggiative ed igienico-sanitarie in cui vivono i rifugiati afgani presso la stazione Ostiense sono ben note da tempo e si protraggono ormai da anni senza che siano state individuate soluzioni di accoglienza dignitose e sostenibili nel tempo. Si tratta per lo più di giovani e adolescenti di nazionalità afgana, che fuggono da situazioni di violenza e di guerra ed hanno affrontato un viaggio lungo, difficile ed in alcuni tratti estremamente pericoloso per raggiungere il nostro Paese. Molti di loro sono richiedenti asilo o titolari di permessi di soggiorno per motivi umanitari o per protezione sussidiaria, persone che, quindi, soggiornano regolarmente nel nostro Paese ed hanno diritto ad un’assistenza sociale e sanitaria parificata a quella dei cittadini italiani.
Alla mancanza di qualsiasi tipo di rifugio che non siano l’asfalto, dei cartoni ed alcune coperte donate dalle associazioni, si aggiunge la presenza di una grande quantità di rifiuti e la totale mancanza di servizi igienici, con tutte le conseguenze immaginabili sul piano della salute individuale e collettiva. Nei mesi scorsi la nostra associazione - che da oltre tre anni porta assistenza socio-sanitaria ai rifugiati con un’unità mobile di medici ed operatori volontari - ha avuto l’opportunità di segnalare direttamente all’Assessore Belviso la gravità della situazione. Purtroppo, ad oggi, le misure adottate sono state eminentemente di ordine pubblico, cioè improvvise operazioni di sgombero realizzate dalle forze di pubblica sicurezza, con l’ausilio di mezzi meccanici. Tali operazioni, disposte senza la programmazione di una soluzione alternativa né a corto né a lungo termine, hanno causato solamente la perdita dei pochi e preziosi effetti personali dei rifugiati come ad esempio le coperte utilizzate per proteggersi durante la notte, la documentazione sanitaria ed i medicinali in loro possesso. Vi sono inoltre episodi di giovani afgani multati perché colpevoli, secondo quanto da loro testimoniato, di stazionare nei pressi della stazione ferroviaria o di cercare l’accesso ai bagni pubblici della stazione Ostiense. Queste persone quindi non solo non possono usufruire di standard di accoglienza accettabili ma oltretutto vengono in qualche modo punite per il fatto di trovarsi, senza colpa, in queste difficili condizioni.
Vogliamo inoltre ricordare che le associazioni impegnate sul terreno, tra cui Medici per i Diritti Umani, non si sono limitate a denunciare la situazione ma hanno formulato proposte concrete volte a fornire soluzioni di accoglienza adeguate agli standard richiesti e sostenibili nel tempo. Tra di esse ricordiamo l’istituzione presso la stazione Ostiense di punti di informazione e di un centro di prima accoglienza a bassa soglia oltre che a soluzioni abitative per i richiedenti asilo che coinvolgano in maniera solidale la cittadinanza.
E’ del resto del tutto evidente che non ci troviamo di fronte a una questione di decoro urbano ma piuttosto a un problema di civiltà dell’accoglienza. Riteniamo infatti che la civiltà di una città si misuri anche dalla capacità di accoglienza nei confronti delle persone più vulnerabili, a maggior ragione quando esse sono portatrici di diritti riconosciuti dalle convenzioni internazionali e dalla Costituzione italiana come nel caso dei rifugiati e i richiedenti asilo.
Nella mattina di oggi 23 ottobre, le forze di pubblica sicurezza sono intervenute per un nuova operazione di bonifica ambientale presso un insediamento di profughi afgani situato nelle vicinanze della stazione Ostiense. Durante questa operazione erano presenti gli operatori della nostra associazione. Agli abitanti dell’insediamento sono stati dati dieci giorni per abbandonare le baracche improvvisate dopodiché verrà eseguito l’ennesimo sgombero senza che sia stata previamente individuata alcuna soluzione di accoglienza.
Signor Sindaco, gentile Assessore, è accettabile -oltre che efficace - continuare ad affrontare il problema con sgomberi e multe, il cui solo risultato è quello di spingere in situazioni sempre più degradanti persone la cui unica colpa è quella di essere state vittime delle guerra e di violazioni dei diritti fondamentali ?
Signor Sindaco, gentile Assessore, è possibile sperare che a Roma vengano finalmente adottate misure concrete e immediate per assicurare a giovani profughi, spesso poco più che bambini, condizioni di accoglienza rispettose della dignità umana ?
Associazione Medici per i Diritti Umani
mercoledì 21 ottobre 2009
mercoledì 14 ottobre 2009
giovedì 8 ottobre 2009
lunedì 28 settembre 2009
Tutti/e invitati/e per la serata del
2 ottobre a Roma:
"Baffo della Gioconda",
via Aurunci 40
(San Lorenzo)
alle ore 21,00:
Concerto poetico di presentazione di
"Sulla strada"
raccolta corale di fotografie e poesie.
Diritti devoluti alla causa di Fernando Eros Caro, nativo americano
Yaqui da 20 anni nel braccio della morte a San Quentin, California.
Puliamo il mondo : Legambiente a largo agosta
giovedì 24 settembre 2009
La Roma di Alemanno
Alemanno: non avranno spazio. «Non sappiamo bene se si tratti di una buffonata o di una provocazione politica ma il disegno di legge parla chiaro - spiega il sindaco - non è autorizzata alcuna forma di vigilanza territoriale politicamente caratterizzata, tanto più se assume coloriture estremistiche e nostalgiche». Il sindaco fa sapere che si impedirà quindi che nella capitale «prenda corpo questa iniziativa con la quale qualche leader fallito dell'estremismo nero cerca di guadagnare spazio».
giovedì 27 agosto 2009
"Letture sul Rwanda" di Ascanio Celestini
Ieri sera, giovedì 27 agosto, sull'Isola Tiberina
Ascanio Celestini ha narrato in forma di lettura
le vicende del Rwanda.
Cos'è la memoria? si è chiesto Ascanio. La memoria è una cosa
estremamente pratica che consiste nel ricordare. Cosa?
Dove ho le chiavi di casa, dove tengo questo, dove sta quella cosa,
ma non ha senso ricordare dove sono le chiavi di una casa dove vivevo
anni fa. Che vuol dire questo? Che la memoria ha senso se è uno strumento
che usiamo per vivere l'oggi, non per commemorare ieri.
Si possono fare riflessioni di tanto tipo su questo.
Non vado oltre, ed inserisco foto da cellulare.
Pura testimonianza che siuti la memoria a rivedere visivamente l'attimo.
mercoledì 19 agosto 2009
Hijos - Figli (Flavio Tannozzini) Un grande dal Guatemala
Caddero nell’aria morti, senza volo,
i figli dell’arcobaleno, senza luce,
caddero con lamento senza voce,
i petali nel vuoto: la terra brucia.
La regina, la bella primavera,
intrecciò tra i suoi capelli azzurri
furore di trentasei serpenti
e da fanciulla si trasformò in chimera:
ovunque guardasse, la terra diventava nera,
la vita diventava pietra
su cui moriva il grido ed il ricordo:
memoria,
come polvere dispersa dentro un cielo sordo.
Caddero i petali nell’aria morti, senza volo,
strappati alle madri, nel vuoto senza vento.
E’ notte vitrea sui villaggi rasi al suolo.
Gelo.
Silenzio, sulle lapidi dei santi.
Sulla riva dei torrenti,
la guerra ha ucciso i canti,
ha cancellato storie.
Sulla terra nera si sono spenti i fiori,
caduti senza colore.
E crescono, crescono le croci,
senza nome, senza storia,
stivali militari
calpestano ogni cosa.
Si fanno sempre più vicini,
sono spari,
corri figliolo, la terra brucia,
non guardare
Non restare indietro,
non cadere a terra, ti prego,
perché la terra brucia,
vedrai, presto tornerà, tuo padre.
Figli dell’arcobaleno,
senza volo, senza luce,
caddero nell’aria morti
con un lamento senza voce.
E figli, figli della terra, orfani del cielo,
hanno negli occhi un riflesso scuro,
è storia da gridare con la voce dura,
è amore, è rabbia che monta dal dolore
e fa a pezzi la paura,
esplode nella gola, dove sei!
Ricordi nel fuoco, la terra che brucia.
(Guatemala, 2004)
martedì 28 luglio 2009
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