mercoledì 30 giugno 2010

SOLIDALI CON YOUSEF SALMAN







FUORIPAGINA
25/06/2010
Tommaso Di Francesco
Aggrediti a Roma pacifisti pro-Palestina

È davvero finita molto male la manifestazione per la liberazione del caporale israeliano Shalit, promossa dai movimenti giovanili «Benè Birth Giovani» e dall'Unione Giovani Ebrei Italiani (Ugei), presenti il presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, il sindaco Alemanno, la Polverini per la Regione Lazio e Renato Zingaretti per la Provincia. Dove Alemanno ha tuonato dal palco: «Da quando il volto di Shalit campeggia sul Campidoglio gli ipocriti e i pacifisti a senso unico stanno lontani dalla piazza». Un retorica di parte, e nello stesso giorno di Gasparri e di Fini in visita in Israele, a malapena adatta a farsi perdonare un fastidioso dna fascista. È finita con l’aggressione fisica di un gruppo di giovani della Comunità ebraica a danno di quattro pacifisti della Rete romana di solidarietà al popolo palestinese e di due palestinesi - gli unici presenti -, Ahmed Abu Naga e Yousef Salman, medico pediatra e rappresentante in Italia della Mezzaluna rossa palestinese.Proviamo a ripercorrere i momenti della tarda serata di giovedì. Quando, alle 23, le luci del Colosseo si sono spente per ricordare il caporale Gilad Shalit da quattro anni prigioniero di Hamas, abbastanza lontano, oltre via dei Fori imperiali e piazza Venezia, sotto la scalinata del Campidoglio i pacifisti della Rete di solidarietà con il popolo palestinese avevano avviato un piccolo presidio, non erano più di 40 persone per la maggior parte donne, con l’intenzione di accendere - mentre al Colosseo si spegnevano le luci per Shalit - lumicini di cera per non dimenticare gli undicimila prigionieri «amministrativi», tra cui molti giovani, bambini e donne, in carcere in Israele da anni nel silenzio della comunità internazionale. E per non dimenticare anche il blocco di Gaza, l’occupazione militare della Cisgiordania, il Muro, le espulsioni di famiglie arabe da Gerusalemme, la strategia di insediamenti ebraici che cancella lo Stato di Palestina. Quando all’improvviso è scattato l’agguato. «Quando siamo arrivati - racconta Youssef Salman - erano quasi le 23, c’erano le camionette dei carabinieri, la Digos ecc. allora abbiamo deciso che per mandare il nostro messaggio era meglio la scalinata del Campidoglio per appoggiare le nostre candele. Avevamo appena cominciato ad accenderle, nessuno gridava o lanciava slogan. Io ero a metà della scalinata con una bandiera palestinese in mano, che mi sono saltati addosso, uno mi ha strappato la bandiera poi altri 4 o 5 sono arrivati su di me e mi hanno aggredito a pugni e calci. Tanti pugni e calci che non li ho contati più. Ferito, ho provato rabbia non per me ma perché vedevo questo gruppo di una quindicina di persone, molti con i caschi, prendere a calci e pugni le tante ragazze del presidio». E conclude: «Mi hanno fatto rabbia i titoli di alcune agenzie che hanno parlato di rissa. La rissa è almeno tra due che litigano, noi siamo stati semplicemente aggrediti. Del resto i feriti sono stati sei - anche gravi perché il giovane palestinese sarà operato allo zigomo fratturato nella zona maxillo facciale - e sono solo tra i pacifisti. Voglio aggiungere che dopo l’aggressione sono arrivati altri giovani e alla fine qualche rappresentante della comunità ebraica che a quel punto si presentava, voleva discutere. Poi sono tornati i picchiatori e solo a quel punto, dopo 20 minuti, la polizia si è messa in mezzo, nonostante fossero già schierati sulla piazza. La Comunità ebraica dovrebbe almeno scusarsi. E Alemanno non può comportarsi così: ha sempre parlato di voler ospitare una conferenza di pace sul Medio Oriente a Roma, città di pace, capitale d’Italia, del Vaticano. Dovrebbe essere neutrale, ma così non ha le carte in regola per una conferenza di pace. Io posso anche esprimere solidarietà umana alla famiglia di Shalit, soldato dell’esercito israeliano catturato in territorio occupato, ma ci sono 11 mila palestinesi da anni prigionieri e nessuno, tantomeno Alemanno, si muove per per la loro liberazione».Tante le prese di posizione di solidarietà ai pacifisti aggrediti: da Un Ponte per... all’uffico internazionale della Fiom, da Sinistra e libertà che dà «solidarietà agli attivisti aggrediti», alla Federazione della sinistra e al Prc che con Nicotra invita il rabbino capo Di Segni ad «isolare i violenti». A proposito, piuttosto grave e incredibile la versione del presidente della Comunità ebraica, Riccardo Pacifici che prima ha denunciato «manifestanti ebrei aggrediti con insulti», poi si è rifiutato di scusarsi con l’aggredito Salman perché «saranno le forze dell’ordine a dire se chiedere scusa o no», invitandolo perfino ad andare insieme a Gaza a visitare Shalit. Ma si è guardato bene dal chiedere di andare a visitare gli undicimila palestinesi prigionieri in Israele.

martedì 15 giugno 2010


“L’acqua non si vende.
Fuori l’acqua dal mercato.
Fuori i profitti dall’acqua”.


Giovedì 17 assemblea pubblica in
Largo Agosta dalle ore 18.00.


Partecipano il forum nazionale movimenti dell’acqua,
il Comitato di Aprilia per l’acqua pubblica, i lavoratori ACEA.
Sappiamo tutti che è in atto una grande campagna per la raccolta di firme a difesa dell’acqua come bene pubblico.

“L’acqua non si vende. Fuori l’acqua dal mercato. Fuori i profitti dall’acqua”.
Sono slogan ma sono anche qualcosa di più visto che stanno divenendo un sentire comune.
Le raccolte delle firme stanno dando ottimi risultati in ogni luogo ove sono state organizzate,
ma questo non fa che aumentare il bisogno di non mollare e di proseguire verso un percorso che molto probabilmente porterà verso un’ennesima sfida a superare il fatidico quorum.
Ma un passo alla volta.
La prossima tappa è quella del pomeriggio di giovedì 17.
Per una buona riuscita dell’iniziativa siamo tutti chiamati alla partecipazione,
ma anche alla diffusione dell’iniziativa.
Ognuno ha i propri canali di diffusione ed ognuno secondo le proprie modalità
è chiamato a dare il proprio contributo a questa importante
battaglia di democrazia e di difesa di un diritto fondamentale
per ogni essere umano:
l’accesso libero e garantito all’acqua come bene pubblico.

L’appuntamento è in piazza alle ore 17.00.

Se qualche compagno è in grado di dare
una disponibilità maggiore per l’organizzazione dell’evento
l’appuntamento è fissato per le 16.30 a via Castelforte 4.

Ci sarebbero da portare sedie e panche nello spazio di largo agosta in cui avverrà l’iniziativa.
Inoltre questa sera (martedì 15 giugno) ci sarà un attacchinaggio in Largo Agosta, per promuovere questa iniziativa.
Per chi ha la possibilità di partecipare
l’appuntamento è fissato per le ore 22.00 in Largo Agosta.

Non perdiamoci di vista
Giuseppe Spinillo
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari,
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei,
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.


Emil Gustav Friedrich Martin Niemöller (Lippstadt, 14 gennaio 1892Wiesbaden, 6 marzo 1984) è stato un teologo e pastore protestante tedesco, oppositore del nazismo.Inizialmente fu attivista a favore di Hitler. Nel 1934 Niemöller cominciò ad opporsi al nazismo, ma grazie alle sue amicizie e alle sue connessioni con uomini d'affari ricchi ed influenti venne "salvato" fino al 1937. In quell'anno fu arrestato dalla Gestapo su diretto ordine di Hitler, infuriato per un suo sermone.Rimase per otto anni prigioniero in vari campi di concentramento nazisti, tra i quali Sachsenhausen e Dachau, finché non venne liberato. Sopravvisse per diventare il portavoce della piena riconciliazione della popolazione tedesca dopo la Seconda Guerra Mondiale.È famoso per la poesia Prima vennero... a lui attribuita (anche se spesso viene erroneamente citato come autore Bertolt Brecht), sul pericolo dell'apatia di fronte ai primi passi dei regimi totalitari. La poesia è ampiamente citata, tuttavia la sua origine è incerta e le parole precise rimangono controverse.

martedì 8 giugno 2010

VI municipio di Roma - L'acqua non si vende


ancora in piazza per la Palestina

ancora una strage
ancora una volta in piazza per la Palestina
ancora una volta a dire le stesse cose
con qualche slogan diverso
e qualche anno in più sulla pelle

la navi che volevano far saltare pacificamente
il blocco navale a Gazza
sono il punto di partenza
per altro gesto di quelli che sappiamo
un'ennesima raffica di mitra
contro la pace e la libertà