FUORIPAGINA
25/06/2010
Tommaso Di Francesco
Aggrediti a Roma pacifisti pro-Palestina
È davvero finita molto male la manifestazione per la liberazione del caporale israeliano Shalit, promossa dai movimenti giovanili «Benè Birth Giovani» e dall'Unione Giovani Ebrei Italiani (Ugei), presenti il presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, il sindaco Alemanno, la Polverini per la Regione Lazio e Renato Zingaretti per la Provincia. Dove Alemanno ha tuonato dal palco: «Da quando il volto di Shalit campeggia sul Campidoglio gli ipocriti e i pacifisti a senso unico stanno lontani dalla piazza». Un retorica di parte, e nello stesso giorno di Gasparri e di Fini in visita in Israele, a malapena adatta a farsi perdonare un fastidioso dna fascista. È finita con l’aggressione fisica di un gruppo di giovani della Comunità ebraica a danno di quattro pacifisti della Rete romana di solidarietà al popolo palestinese e di due palestinesi - gli unici presenti -, Ahmed Abu Naga e Yousef Salman, medico pediatra e rappresentante in Italia della Mezzaluna rossa palestinese.Proviamo a ripercorrere i momenti della tarda serata di giovedì. Quando, alle 23, le luci del Colosseo si sono spente per ricordare il caporale Gilad Shalit da quattro anni prigioniero di Hamas, abbastanza lontano, oltre via dei Fori imperiali e piazza Venezia, sotto la scalinata del Campidoglio i pacifisti della Rete di solidarietà con il popolo palestinese avevano avviato un piccolo presidio, non erano più di 40 persone per la maggior parte donne, con l’intenzione di accendere - mentre al Colosseo si spegnevano le luci per Shalit - lumicini di cera per non dimenticare gli undicimila prigionieri «amministrativi», tra cui molti giovani, bambini e donne, in carcere in Israele da anni nel silenzio della comunità internazionale. E per non dimenticare anche il blocco di Gaza, l’occupazione militare della Cisgiordania, il Muro, le espulsioni di famiglie arabe da Gerusalemme, la strategia di insediamenti ebraici che cancella lo Stato di Palestina. Quando all’improvviso è scattato l’agguato. «Quando siamo arrivati - racconta Youssef Salman - erano quasi le 23, c’erano le camionette dei carabinieri, la Digos ecc. allora abbiamo deciso che per mandare il nostro messaggio era meglio la scalinata del Campidoglio per appoggiare le nostre candele. Avevamo appena cominciato ad accenderle, nessuno gridava o lanciava slogan. Io ero a metà della scalinata con una bandiera palestinese in mano, che mi sono saltati addosso, uno mi ha strappato la bandiera poi altri 4 o 5 sono arrivati su di me e mi hanno aggredito a pugni e calci. Tanti pugni e calci che non li ho contati più. Ferito, ho provato rabbia non per me ma perché vedevo questo gruppo di una quindicina di persone, molti con i caschi, prendere a calci e pugni le tante ragazze del presidio». E conclude: «Mi hanno fatto rabbia i titoli di alcune agenzie che hanno parlato di rissa. La rissa è almeno tra due che litigano, noi siamo stati semplicemente aggrediti. Del resto i feriti sono stati sei - anche gravi perché il giovane palestinese sarà operato allo zigomo fratturato nella zona maxillo facciale - e sono solo tra i pacifisti. Voglio aggiungere che dopo l’aggressione sono arrivati altri giovani e alla fine qualche rappresentante della comunità ebraica che a quel punto si presentava, voleva discutere. Poi sono tornati i picchiatori e solo a quel punto, dopo 20 minuti, la polizia si è messa in mezzo, nonostante fossero già schierati sulla piazza. La Comunità ebraica dovrebbe almeno scusarsi. E Alemanno non può comportarsi così: ha sempre parlato di voler ospitare una conferenza di pace sul Medio Oriente a Roma, città di pace, capitale d’Italia, del Vaticano. Dovrebbe essere neutrale, ma così non ha le carte in regola per una conferenza di pace. Io posso anche esprimere solidarietà umana alla famiglia di Shalit, soldato dell’esercito israeliano catturato in territorio occupato, ma ci sono 11 mila palestinesi da anni prigionieri e nessuno, tantomeno Alemanno, si muove per per la loro liberazione».Tante le prese di posizione di solidarietà ai pacifisti aggrediti: da Un Ponte per... all’uffico internazionale della Fiom, da Sinistra e libertà che dà «solidarietà agli attivisti aggrediti», alla Federazione della sinistra e al Prc che con Nicotra invita il rabbino capo Di Segni ad «isolare i violenti». A proposito, piuttosto grave e incredibile la versione del presidente della Comunità ebraica, Riccardo Pacifici che prima ha denunciato «manifestanti ebrei aggrediti con insulti», poi si è rifiutato di scusarsi con l’aggredito Salman perché «saranno le forze dell’ordine a dire se chiedere scusa o no», invitandolo perfino ad andare insieme a Gaza a visitare Shalit. Ma si è guardato bene dal chiedere di andare a visitare gli undicimila palestinesi prigionieri in Israele.
25/06/2010
Tommaso Di Francesco
Aggrediti a Roma pacifisti pro-Palestina
È davvero finita molto male la manifestazione per la liberazione del caporale israeliano Shalit, promossa dai movimenti giovanili «Benè Birth Giovani» e dall'Unione Giovani Ebrei Italiani (Ugei), presenti il presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, il sindaco Alemanno, la Polverini per la Regione Lazio e Renato Zingaretti per la Provincia. Dove Alemanno ha tuonato dal palco: «Da quando il volto di Shalit campeggia sul Campidoglio gli ipocriti e i pacifisti a senso unico stanno lontani dalla piazza». Un retorica di parte, e nello stesso giorno di Gasparri e di Fini in visita in Israele, a malapena adatta a farsi perdonare un fastidioso dna fascista. È finita con l’aggressione fisica di un gruppo di giovani della Comunità ebraica a danno di quattro pacifisti della Rete romana di solidarietà al popolo palestinese e di due palestinesi - gli unici presenti -, Ahmed Abu Naga e Yousef Salman, medico pediatra e rappresentante in Italia della Mezzaluna rossa palestinese.Proviamo a ripercorrere i momenti della tarda serata di giovedì. Quando, alle 23, le luci del Colosseo si sono spente per ricordare il caporale Gilad Shalit da quattro anni prigioniero di Hamas, abbastanza lontano, oltre via dei Fori imperiali e piazza Venezia, sotto la scalinata del Campidoglio i pacifisti della Rete di solidarietà con il popolo palestinese avevano avviato un piccolo presidio, non erano più di 40 persone per la maggior parte donne, con l’intenzione di accendere - mentre al Colosseo si spegnevano le luci per Shalit - lumicini di cera per non dimenticare gli undicimila prigionieri «amministrativi», tra cui molti giovani, bambini e donne, in carcere in Israele da anni nel silenzio della comunità internazionale. E per non dimenticare anche il blocco di Gaza, l’occupazione militare della Cisgiordania, il Muro, le espulsioni di famiglie arabe da Gerusalemme, la strategia di insediamenti ebraici che cancella lo Stato di Palestina. Quando all’improvviso è scattato l’agguato. «Quando siamo arrivati - racconta Youssef Salman - erano quasi le 23, c’erano le camionette dei carabinieri, la Digos ecc. allora abbiamo deciso che per mandare il nostro messaggio era meglio la scalinata del Campidoglio per appoggiare le nostre candele. Avevamo appena cominciato ad accenderle, nessuno gridava o lanciava slogan. Io ero a metà della scalinata con una bandiera palestinese in mano, che mi sono saltati addosso, uno mi ha strappato la bandiera poi altri 4 o 5 sono arrivati su di me e mi hanno aggredito a pugni e calci. Tanti pugni e calci che non li ho contati più. Ferito, ho provato rabbia non per me ma perché vedevo questo gruppo di una quindicina di persone, molti con i caschi, prendere a calci e pugni le tante ragazze del presidio». E conclude: «Mi hanno fatto rabbia i titoli di alcune agenzie che hanno parlato di rissa. La rissa è almeno tra due che litigano, noi siamo stati semplicemente aggrediti. Del resto i feriti sono stati sei - anche gravi perché il giovane palestinese sarà operato allo zigomo fratturato nella zona maxillo facciale - e sono solo tra i pacifisti. Voglio aggiungere che dopo l’aggressione sono arrivati altri giovani e alla fine qualche rappresentante della comunità ebraica che a quel punto si presentava, voleva discutere. Poi sono tornati i picchiatori e solo a quel punto, dopo 20 minuti, la polizia si è messa in mezzo, nonostante fossero già schierati sulla piazza. La Comunità ebraica dovrebbe almeno scusarsi. E Alemanno non può comportarsi così: ha sempre parlato di voler ospitare una conferenza di pace sul Medio Oriente a Roma, città di pace, capitale d’Italia, del Vaticano. Dovrebbe essere neutrale, ma così non ha le carte in regola per una conferenza di pace. Io posso anche esprimere solidarietà umana alla famiglia di Shalit, soldato dell’esercito israeliano catturato in territorio occupato, ma ci sono 11 mila palestinesi da anni prigionieri e nessuno, tantomeno Alemanno, si muove per per la loro liberazione».Tante le prese di posizione di solidarietà ai pacifisti aggrediti: da Un Ponte per... all’uffico internazionale della Fiom, da Sinistra e libertà che dà «solidarietà agli attivisti aggrediti», alla Federazione della sinistra e al Prc che con Nicotra invita il rabbino capo Di Segni ad «isolare i violenti». A proposito, piuttosto grave e incredibile la versione del presidente della Comunità ebraica, Riccardo Pacifici che prima ha denunciato «manifestanti ebrei aggrediti con insulti», poi si è rifiutato di scusarsi con l’aggredito Salman perché «saranno le forze dell’ordine a dire se chiedere scusa o no», invitandolo perfino ad andare insieme a Gaza a visitare Shalit. Ma si è guardato bene dal chiedere di andare a visitare gli undicimila palestinesi prigionieri in Israele.
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