giovedì 22 gennaio 2009


Sabato 17 gennaio a Roma una straordinaria manifestazione di solidarietà con i palestinesi e con Gaza. E adesso?



di Sergio Cararo*



Talvolta per dare una valutazione di un evento politico importante come la straordinaria manifestazione di sostegno popolare alla resistenza dei palestinesi di sabato 17 gennaio, c’è la necessità di darla “a freddo” e non sulla base dell’entusiasmo che deriva da una iniziativa riuscita al di là delle aspettative (anche se queste c’erano ed erano alte). Avevamo promesso che avrenmmo riempito Roma di bandiere palestinesi e questa sfida possiamo affermare di averla vinta.

Un giudizio a freddo dunque perché la sera stessa della manifestazione si è messo in moto un processo che sta portando ad una parziale tregua sul campo che consente alla gente di Gaza e ai suoi resistenti di riprendere un attimo di respiro dopo tre settimane di bombardamenti brutali.

In tutti questi anni di lavoro sulla Palestina, abbiamo cercato di imporre nella mentalità e nella logica della costruzione delle manifestazioni e dei loro tempi, un solido rapporto con la realtà che non sempre ha coinciso con i tempi , le modalità e la cultura dominanti nella “sinistra” italiana e negli stessi movimenti. Questo spiega, in parte, la dissonanza che si è ripetuta spesso tra le scelte operate dalla rete di solidarietà animata dal Forum Palestina ed altre istanze e spiega anche la “forzatura” sulla data del 17 gennaio come convocazione di una manifestazione nazionale a Roma preparandola di fatto in una manciata di giorni.

Sulla situazione a Gaza occorreva che la solidarietà popolare e politica ai palestinesi nel nostro paese entrasse in campo qui ed ora senza attendere “tempi” e procedure congeniali alle nostre relazioni piuttosto che alla realtà.

Quel “fermiamo il massacro dei palestinesi a Gaza”, che è stato lo striscione di apertura del grande corteo di sabato, era non solo il tema che ha unificato tante forze diverse nella manifestazione ma era anche lo spazio politico concreto dentro cui ognuna e ognuno ha pensato di poter dare la spinta possibile per raggiungere almeno l’obiettivo del cessate il fuoco.

Questo fattore, insieme alla ripulsa morale per la vergognosa posizione di complicità del governo e dell’opposizione politica italiani con i massacri di Israele e lo sdegno per una informazione manipolata ed embedded che ha sistematicamente legittimato l’aggressione israeliana a Gaza, è stato la molla che ha spinto migliaia e migliaia di persone a mobilitarsi anche con i mezzi limitatissimi a disposizione per partecipare alla manifestazione di Roma.

La terza spinta alla partecipazione sono stati i contenuti. La manifestazione ha dichiarato preventivamente e pubblicamente che si schierava con il popolo palestinese e senza alcuna equidistanza, che avrebbe chiamato aggressione e non guerra quella in corso a Gaza, che avrebbe chiesto sanzioni e boicottaggio come strumenti per mettere fine all’impunità dei crimini di guerra israeliani senza concedere nulla all’ipocrisia e alle strumentalizzazioni.



Non possiamo nasconderlo, a Roma c’era una spinta politica e morale genuina che si è sobbarcata interamente gli oneri e gli onori della propria scelta, mentre ad Assisi c’era una stragrande maggioranza di funzionariato associativo e di amministratori locali, che hanno celebrato una ritualità stanca ed inefficace del pacifismo bipartizan che era già stato sconfitto politicamente il 9 giugno del 2007 proprio in occasione di una manifestazione contro la guerra in occasione della visita di Bush. Le rare voci più avanzate che si sono sentite ad Assisi o nella società (vedi Santoro ed altri) hanno trovato il coraggio di uscire allo scoperto perché c’era la manifestazione di Roma e la controtendenza politica e culturale che l’ha preceduta, avviata e realizzata.

E forse proprio il ricordo di quella sconfitta e dell’onda lunga che ha innescato quel 9 giugno, ha suggerito ai due partiti “ufficiali” della sinistra di stare nella manifestazione di Roma. Il PdCI – così come in passato, almeno sulla Palestina - lo ha fatto con maggiore convinzione, il PRC (e una parte della comunità palestinese in Italia) lo ha fatto ancora a metà, aderendo ad entrambe, ma se fosse stato un anno fa, solo una minoranza disobbediente del PRC sarebbe stata in piazza a Roma per la Palestina, mentre sabato la partecipazione è stata in qualche modo “ufficiale” e questa segna una diversità rispetto agli anni passati.



Questo passaggio ci serve per ragionare su un paio di questioni.

La prima è che il parametro di ragionamento che può fare la differenza nelle mobilitazioni, è sempre la realtà sul campo. Se la situazione a Gaza richiedeva di fare una manifestazione con il maggior impegno possibile, questa andava fatta anche rischiando una partecipazione inferiore. Lo abbiamo ripetuto spesso in questi anni: qualche volta siamo scesi in piazza in venti a fare dei sit in che avrebbero avvilito chiunque e altre volte siamo scesi in piazza in ventimila. Il problema era l’opportunità di intervenire – in pochi o in tanti – nel posto giusto, nel momento giusto e con le modalità giuste.

La seconda è che abbiamo visto in queste ore la delusione di alcuni compagni nel vedere lo scarso risalto o la strumentalità dei commenti di giornali e telegiornali sulla manifestazione. Per paradosso dobbiamo ammettere che non essendo stata bruciata nessuna bandiera la copertura mediatica è stata inferiore. Come vedete ogni aspetto ha la sua contraddizione. Ma vorremmo far capire a questi compagni delusi che l’obiettivo della manifestazione non era tanto quello di leggersi all’indomani sui giornali o sui telegiornali italiani subalterni al blocco bipartizan filoisraeliano, ma quello di farsi vedere nei telegiornali e corrispondenze che sono stati visti a Gaza, in Cisgiordania, nei campi profughi palestinesi in Libano, nei territori del ’48 e in tutto il Medio Oriente. Era lì che dovevano vedere come l’Italia non fosse quella di Berlusconi, Frattini, Fassino, Nirestein e Colombo ma era un popolo che scendeva in piazza con le bandiere palestinesi e al fianco dei palestinesi, mischiandosi in piazza con i migranti di mezzo mondo, con gli arabi che vivono e lavorano in mezzo a noi, che vedeva in piazza a condividere striscioni e strade musulmani ed atei, ebrei e cristiani, comunisti, e pacifisti, antimperialisti e antisionisti. Che l’ex ministro di polizia Pisanu si preoccupi della preghiera sotto al Colosseo ci dà la cifra di quanto l’establishment sulla sua complicità con Israele stia in crisi e di quanto certe preoccupazioni sull’islam in Italia siano molto più che strumentali. Su questo dato è bene che riflettano anche tante compagne e compagni che si sono disorientati davanti all’impatto di questa realtà nella composizione sociale dei nostri cortei.



La manifestazione di Roma è, in questo, il risultato e la comparazione con quella di maggio a Torino per il boicottaggio della Fiera del Libro e che ha visto veramente l’umanità migliore mischiarsi nei seminari e nelle iniziative per giorni. Vorremmo dire a tutti, che senza quella campagna e senza la campagna di un anno dedicata nel 2008 alla Nakba palestinese, non ci sarebbe stato il risultato della straordinaria manifestazione di Roma, Vogliamo dire anche che chi ci ha lavorato contro a maggio a Torino sulla Fiera del Libro, ha commesso un orribile errore politico o una rivelazione di malafede su cui oggi dovrebbe fare autocritica ed anche un po’ di sana “penitenza”.



Adesso che ci siamo lasciati alle spalle una nuova grande manifestazione, dobbiamo discutere come realizzare le cose che abbiamo messo in cantiere già dai giorni scorsi per il dopo manifestazione.

1) C’è da dettagliare la campagna di boicottaggio di Israele

2) C’è da avanzare sul piano dell’ospedalizzazione in Italia dei feriti palestinesi e dell’invio di medici e materiale sanitario negli ospedali palestinesi di Gaza

3) C’è da aprire un confronto politico leale (e forse anche aspro) sullo scenario politico palestinese e sul progetto di uno stato unico per palestinesi ed israeliani che metta in cantina il progetto due popoli due stati ipotecato dalla realtà sul campo.

Su questo occorre ripartire al più presto senza ritenersi “appagati” da una grande e riuscita manifestazione. Il 17 gennaio era e rimane solo un passaggio di una campagna iniziata da tempo e che non può che proseguire fino ad ottenere Vita, Terra, Libertà per il popolo palestinese.


* Forum Palestina

_________________________________________________
Alberto Clarizia
Dipartimento di Scienze Fisiche
Universita` "Federico II" di Napoli
Complesso Universitario di Monte Sant'Angelo
Via Cintia
80126 - NAPOLI
tel.: 081.676469
fax : 081.676446
WEB-page: http://people.na.infn.it/~clarizia/
dedicata alla Palestina:
http://people.na.infn.it/~clarizia/palestina/

KELLAM

mercoledì 21 gennaio 2009


MACERIE E SOPRAVISSUTI NELLE MANI ISRAELIANE - di Elisabetta
la gestione degli aiuti


Dopo 22 giorni di bombardamenti israeliani i morti palestinesi della Striscia di Gaza sono saliti a 1.300, gli ultimi a morire sono i più gravi, tra gli oltre 5.400 feriti che nei prossimi giorni andranno ad aggiungersi all´elenco, così come i 4 morti di ieri, dall´inizio della tregua: due bambini che giocavano tra le macerie, fatti a pezzi da una bomba inesplosa e due uomini uccisi dall´Esercito ancora dentro alla Striscia che esaminavano rispettivamente le macerie della propria casa e i resti di un uliveto distrutto.
Appare sempre più chiara la strategia del governo israeliano che come un abile burattinaio continua la sua guerra ad Hamas usando la popolazione civile.

leggi tutto: http://www.associazionezaatar.org/index.php?option=com_content&task=view&id=486&Itemid=1

domenica 18 gennaio 2009


(altri muri)



http://www.operaicontro.it/index.php?id=

BOICOTTA ISRAELE


Lista prodotti israeliani:
Ovviamente ricordiamo il codice a barre che inizia con 729

AHAVA: prodotti estetici e dermatologici distribuiti in Italia da P.M.
CHEMICALS S.R.L./Milano
AMCOR: purificatori e condizionatori d'aria, insetticidi
ALBATROSS: fax e sistemi di posta elettronica
CANTINE BARKAN Ltd: vini con etichetta Reserved, Barkan e Village
CANTINE DELLE ALTURE DEL GOLAN: vini con etichetta Yarden, Gamla e Golan
distribuiti in Italia da GAJA DISTRIBUZIONE, Barbaresco (Cuneo)
CARMEL: prodotti d'esportazione come avocados, fiori recisi e succhi di
frutta
CALVIN KLEIN: alcuni capi di vestiario sono realizzati in Israele
DATTERI DELLA VALLE DEL GIORDANO varietà Medjoul e Deglet Nour
EPILADY/MEPRO: epilatori
HALVA: barrette di sesamo
INTEL: microprocessori e periferiche
JAFFA: agrumi
MOTOROLA: prodotti di irrigazione e fertilizzanti
MUL-T-LOCK Ltd: porte blindate, serrature di sicurezza, cilindri e
attrezzature
NECA: saponi
PRETZELS: snack salati della Beigel
SALI DEL MAR MORTO: prodotti cosmetici
Società Gitto Carmelo e Figli Srl di Messina: ha costruito una strada che
passa nei territori occupati ed è a solo uso dei coloni
SODA-CLUB Ltd.: sistemi per carbonare e sciroppi per la preparazione di
soda e soft drinks
SOLTARN Ltd: pentole e tegami in acciaio antimacchia
VEGGIE PATCH LINE: hamburger di soia e prodotti alternativi

Generi : marche
Abbigliamento: Ask Retailer; Gottex, Gideon Oberson, Sara Prints, Calvin
Klein
Aromi e spezie: MATA, Deco-Swiss, Israel Dehydration Co. Ltd.
Bevande: Askalon, Latroun, National Brewery Ltd., Carmel, Eliaz Benjamina
Ltd., Montfort, Yarden Vineyards, International Distilleries of Israel
Ltd. (Sabra), Gamla, Hebroni
Budini: OSEM, MATA, Israel Edible Products Ltd. -Telma
Cipolle: Beit Hashita, Carmit, Sunfrost
Formaggi: Kfir Bnei-Brak Dairy Ltd., Tnuva, Central Co-op, MATA, Haolam
Frutta: Assis Ltd., Carmel Medijuice, NOON, PRI-TAIM, Agrexco USA Ltd.,
Yakhin, PRI-ZE, FIT (Federation of Israel Canners), Jaffy's Citrus
Products
Prodotti a base di pomodoro: FIT, Medijuice, Pardess, Yakhin, VITA
Prodotti dolciari (caramelle e noccioline): Carmit, Elite, Geva, Rimon,
Karina, Lieber, Oppenheimer, OSEM, Taste of Israel, Israel Edible
Products - Telma
Olive: Beit Hashita, H&S Private Label, Shan Olives Ltd. (Hazayith)
Marmellate, conserve, sciroppi, miele e frutta candita: Assis Ltd., I&B
Farm Products, Meshek Industries (Beit Yitshak 778) Ltd., VITA
Pesce: Noon, Yonah, Carmel, Ask retailer/frozen fillets
Prodotti a base di tacchino: Hod Lavan, Soglowek, Yarden, Ask
retailer/butcher/Deli
Prodotti dietetici: Elite, Froumine, OSEM, Israel Edible Products - Telma,
Kedem, Afifit Ltd., Magdaniat Hadar Ltd., Tivon
Prodotti di forneria: Affifit Ltd., Barth, Elite, Einat, Froumine, Hadar,
Israel Edible Products - Telma, Magdaniat Hadar Ltd., OSEM, Taste of Israel
Prodotti vegetali:
Yakhin, PRI-TAIM, PRI-ZE Growers/MOPAZ, Sanlakol, Carmelit Portnoy, Tapud,
Sun Frost
Salse per pizza: Jaffa-Mor, VITA, H&S Private Label, MATA
Zuppe, salse e dadi: Israel Edible Products Ltd. - Telma, OSEM, MATA,
Gourmet Cuisine

Software e componenti per computer: Four M, Cimatron, Eliashim Micro
Computers, Sintel, Ramir (Adacom), Rad, Orbotech, Shatek, Scitex, 4th
Dimension Software Ltd., magic Software, 32-bit
International Solidarity Movement-Italia - Forumpalestina
Seminario internazionale
La guerra israelo-occidentale contro Gaza

Roma 24 gennaio 2009
Indice
1. Perché questo seminario (il terzo)
2. Il programma del seminario
3. Relatori e relatrici
4. Come arrivare alla sede del seminario
5. Organizzazione
6. Ufficio Stampa e informazioni

Iscrizione al seminario
Per partecipare al seminario è necessario iscriversi inviando una email a: lazio@ism-italia.it con nome, cognome, eventuale organizzazione o associazione di appartenenza.


“Verrà il tempo in cui i responsabili dei crimini contro l’umanità che hanno accompagnato il conflitto israelo-palestinese e altri conflitti in questo passaggio d’epoca, saranno chiamati a rispondere davanti ai tribunali degli uomini o della storia, accompagnati dai loro complici e da quanti in Occidente hanno scelto il silenzio, la viltà e l’opportunismo.”


a cura di ISM-Italia
Torino, 12 gennaio 2009


Ufficio stampa e informazioni

Ufficio stampa e informazioni Christian Tinazzi cristiantinazzi@hotmail.com +39 320 00 891 869

Informazioni Alfredo Tradardi alfredo.tradardi@frammenti.it +39 347 27 166

venerdì 16 gennaio 2009

http://www.osservatorioiraq.it/modules.php?name=News&file=article&sid=6981

Gaza: Sotto le bombe israeliane, la societa palestinese si ricompatta

di Claudio Accheri e Micaela Sperduti*

Bombe che esplodono e sirene delle ambulanze in sottofondo, la tensione è palpabile nell’Al-Shurouq Tower, il palazzo destinato ai più importanti media internazionali, situato nel centro di Gaza, che è stato colpito questa mattina dai tank israeliani.

“E’ una situazione surreale, in cui i giornalisti indossano elmetti e giubbotti anti-proiettile, come se dovessero andare al fronte, quando invece si trovano di fronte ai propri pc”, racconta Vittorio Arrigoni, l’italiano membro del Free Gaza Movement (Fgm), contattato al telefono da Osservatorio Iraq.

Nell’attacco israeliano all’Al-Shurouq Tower sono stati feriti in modo grave due cameraman palestinesi e almeno un giornalista della tv di Abu Dhabi. Puoi descriverci qual è la situazione in questo momento?
La torre è stata colpita questa mattina alle 11 dai tank israeliani, nonostante fosse stata precedentemente garantita la sicurezza dell’edificio da parte delle autorità militari di Israele. La deflagrazione ha colpito gli uffici della Reuters al 12esimo piano, in cui si trovavano alcuni giornalisti, due dei quali hanno riportato gravi ferite.

Da ieri notte i carri armati sono entrati nel centro della città, attualmente stanno presidiando zone sensibili, come ospedali e strutture civili, impedendo l’accesso a chiunque, compresi i soccorsi medici. Dalla testimonianza di un membro dell’International Solidarity Movement (Ism), che attualmente si trova presso l’ospedale di Alkud (a nord est di Gaza City, ndr.), i carri armati ed i cecchini hanno bersagliato più volte l’edificio, rendendo impossibile l’entrata e l’uscita al personale.

Negli ultimi giorni Israele è stato accusato di aver fatto uso di bombe al fosforo bianco, proibite dalle convenzioni internazionali. Che informazioni hai in merito?
Come sapete, questa mattina è stata colpita la sede dell’Unrwa (l’agenzia Onu per i profughi palestinesi, ndr) a Gaza. E’ stato lo stesso John Ging, direttore dell’agenzia, a dichiarare ufficialmente che l’edificio è stato sottoposto a ripetuti colpi d’artiglieria e all’utilizzo di armi non convenzionali al fosforo bianco.

Arriviamo all’aspetto politico del conflitto. L'impressione che si è avuta negli ultimi due anni è che Hamas a Gaza abbia, di fatto, spazzato via le altre forze politiche. Cosa sta accadendo ora? Ci sono altre forze che si stanno muovendo?
Parlando con i palestinesi, e secondo alcune informazioni frammentarie, attualmente nella città si starebbero muovendo diverse forze. E’ opinione comune che vi sia la presenza di una nuova “forza unitaria” nel paese, non sono più le sole brigate Qassam a muoversi, ma tutte le forze in campo, come il Fronte popolare e il braccio armato di Fatah, stanno operando nei territori. Uno dei risultati dell’operazione “Piombo fuso”, forse, è stato quello di riuscire a far avvicinare islamisti e marxisti.

Nelle ultime ore si parla di una possibile tregua. Che ne sarebbe dell’unione tra le diverse forze palestinesi una volta instaurato un cessate il fuoco?
Attualmente è impossibile dare una risposta a questa domanda, le condizioni di questo Paese e del suo popolo non possono fornire prospettive a lungo termine, i bombardamenti hanno distrutto gran parte delle infrastrutture, causando ingenti danni. Anche se le diverse forze politiche palestinesi dovessero costituire un fronte unitario, rimane il fatto che in queste condizioni le scuole e gli ospedali non possono continuare ad operare. Una loro possibile ricostruzione sarebbe realizzabile soltanto nel lungo periodo, almeno due anni. Anche se si raggiungesse una tregua è fondamentale la riapertura dei valichi, senza un simile provvedimento il cessate il fuoco non sarebbe altro che un prolungamento dell’agonia di Gaza, vista soprattutto la distruzione dei tunnel, l’unico mezzo con cui si riuscivano a reperire cibo e medicinali per la popolazione civile.

A tal proposito, questa mattina la Marina israeliana ha respinto la Spirit of Humanity, l’imbarcazione allestita dal Fgm per portare aiuti nella Striscia.
In base alle informazioni che possiedo l’imbarcazione è stata fermata prima di arrivare in porto. La Marina israeliana ha imposto, via radio, l’ordine di invertire la rotta immediatamente, pena l’affondamento dell’imbarcazione. Nelle esperienze precedenti, non vi erano mai state comunicazioni così esplicite e perentorie, neanche in occasione dello speronamento della Dignità. I passeggeri, principalmente medici, infermieri ed esponenti politici, hanno giustamente scelto di invertire la rotta visti i rischi per la propria incolumità fisica, ma anche per l’imbarcazione e il carico di medicinali.

Come agirà l’Ism nei prossimi giorni, come vi muoverete?
Alcuni membri dell’Ism sono dislocati a Jabalia (4 chilometri a nord di Gaza City, ndr.), dove numerose famiglie sono isolate, senza cibo e senza la possibilità di usufruire di assistenza medica. Vi sono alcune testimonianze relative alla presenza di cadaveri in putrefazione sulle strade. Le ambulanze, vista la presenza di tank e cecchini, pronti a sparare a qualsiasi cosa si muova, non riescono a portare assistenza medica. Anche la croce rossa e l’Onu non stanno intervenendo, visti i numerosi rischi.

L’Ism, nelle prossime ore, cercherà di muoversi all’interno di queste zone provando a fornire perlomeno l’assistenza sanitaria di base. Stasera alcuni membri si recheranno allo Al-Shifa Hospital (l’ospedale principale di Gaza City, ndr.), già colpito più volte dai cannoneggiamenti degli ultimi giorni, che rischia di essere ulteriormente attaccato nelle prossime ore.

* per Osservatorio Iraq

(15 gennaio 2009)

giovedì 15 gennaio 2009

come posso dire di quello che
sappiamo senza che la mente si adiri
e mi fermi la mano dal verso
per scandirla nell'urlo
come posso scorrere in linee
di poesia
ciò che merita solo l'adirarsi
della bestemmia
lo strascico dell'anatema
la persistenza nell'oltre
e come posso dire in altro modo
che non sia volgare
ciò che è più che volgare
come posso trascinare tutto
oltre l'oblio
oltre il mio io che riverso
nei versi
oltre me stesso
come posso trasgredire l'odio
senza altro odio
come posso essere equo
e distante dal fuoco
senza farmi scottare
dall'ingiusto e mettermi ad
urlare l'ustione
come posso non dire carnefice
al carnefice
come posso essermi pace
esssere carezza per l'oppresso
senza mettere i piedi e le mani
nella bacinella in cui
versa il suo sangue
e senza esserne parte
come posso solo pensare che
la poesia se ne stia
al di fuori a cuocere e cucire
merletti politicamente corretti
se invece il mio cuore
è già parte
in tutto ed in parte
e già parte verso
la parte che subisce e che
chiama libertà
e la urla
e la schiaffeggia
la volgarizza
la spoetizza
la rende scorretta
e scomoda da starci lì accanto
ma come posso non essere dalla parte
più difficile del tavolo
quella che non divide la torta
quella che non conosce la torta
quella che la buttano
col muso nel fango
e se si ribella
ed io scrivo poesie già scritte
in attesa di poterne scrivere una
mai scritta
una mai sentita
una mai musicata
e come potrò mai guardare
negli occhi la vittima
senza starmene al caldo
nella stanza tranquilla
dell’equidistanza?

sabato 17 gennaio 2009





"Muri e PRC"
vi confermo l'appuntamento per sabato 17 gennaio precisando che l'incontro non avrà inizio prima delle 10.30, per dare a tutti, soprattutto a chi viene da fuori Roma, la possibilità di raggiungere la Sala Libertini
(presso la Direzione Nazionale di Rifondazione in Via del Policlinico, 131.)
e che si concluderà verso le 15, visto che la manifestazione per la Palestina partirà alle 15.30 e non più alle 14.
le parole del poeta israeliano Aaron Shabtai che con grande
coraggio denuncia la deriva reazionaria dei suoi connazionali :


Se mi chiedete

Se mi chiedete

Di dare la caccia a un ragazzo

A 150 metri di distanza

Con un fucile a cannocchiale,

Se mi chiedete di sedermi in un tank e

Dalle altezze della moralita' ebraica,

Fare penetrare un obice

Nella finestra di una casa,

Mi togliero' gli occhiali

E borbottero' cortesemente:

'No, signori!

Rifiuto di spogliarmi

Per sguazzare con voi

In un bagno di sangue'.

Se mi chiedete

Di tendere le orecchie

Perche' voi ci caghiate dentro,

Scusandomi, diro':

'no, grazie!

Le vostre parole puzzano,

Preferisco sedermi

Sull'asse del mio cesso!'

Meglio dunque che la smettiate,

Perche' se vi ostinate,

Se continuate a insistere

Che io mi unisca alla vostra muta,

Per grugnire insieme,

Perche' insieme ci rotoliamo

E ci facciamo tutti crescere addosso

Setole di porco,

E insieme affondiamo

Le nostre narici di lupi

Nella carne cruda,

Perdero' la pazienza

E rispondero' con fermezza:

'Signor Primo Ministro,

Onorevole Generale,

Sua Eccellenza Deputato..

Sua Santita' il Rabbino,

Baciatemi il culo!'




Marco Benevento RSU FIOM



EDITORIALE |
di Maurizio Matteuzzi UN BERSAGLIO FACILE


Vittorio Arrigoni è il pacifista italiano dell'International solidarity movement (Ism) che racconta in diretta da Gaza per il manifesto il tragico giorno per giorno della «spedizione punitiva» (parole di Massimo D'Alema) che Israele sta infliggendo al milione e mezzo di palestinesi intrappolati nella striscia. Basta leggere i giornali, a cominciare dal Corriere della Sera - il numero uno - o guardare il Tg1 - la portaerei dell'informazione «pubblica» -, per capire che Vittorio Arrigoni, e quelli come lui (sfortunatamente troppo pochi), è un testimone scomodo di fronte ai silenzi e alla (clamorosa) disinformazione della stampa italiana e, in genere, internazionale. Per questo la notizia che un sito web americano ha messo in rete il nome e la foto di Arrigoni proclamandolo «il bersaglio N.1» dell'esercito israeliano provoca rabbia ma non meraviglia. È possibile che il sito www.stoptheism.com non sia, come dicono, troppo attendibile, che il suo animatore - tale Lee Kaplan, sedicente «giornalista investigativo» - sia un ciarlatano. Ma con il clima di impunità goduto dalle nefandezze israeliane e di omertà garantito dalla politica e dalla stampa, bisogna stare molto attenti. Fu a Gaza nel marzo 2003, durante la seconda intifada, che una pacifista Usa dell'Ism, Rachel Carrie, fu (deliberatamente)schiacciata da un bulldozer militare israeliano mentre tentava di impedire la distruzione di una casa palestinese.
A quel che si sa Stop the Ism è un sito statunitense dell'estrema destra ebraica, furiosamente anti-palestinese e anti-comunista, che sembra sia legato a Radio Arutz7, l'emittente dei coloni ebrei, i più fanatici in genere provenienti dagli Usa, insediati nelle terre palestinesi della Cisgiordania e di Gerusalemme est. Per Kaplan e soci per fermare l'International solidarity movement qualsiai mezzo è buono purché sia «definitivo». Per loro l'Ism è «un consorzio di gruppi di anarchici e comunisti americani alleati dell'Olp», ovvero «un'idra dalle molte teste» il cui obiettivo è di «aiutare l'Olp a distruggere Israele» e di «finanziare anarchici e comunisti americani a espandere le basi per la rivoluzione mondiale». E gente come Vittorio Arrigoni e altri volontari che vengono dagli Stati uniti, dall'Irlanda, dalla Spagna, dall'Australia, dalla Polonia, sono dei «terroristi alleati di Hamas».
Sembrerebbe da ridere ma non c'è niente da ridere. Vittorio Arrigoni è un bersaglio «facile». È uno di quei matti che vanno a mani nude in posti infami come Gaza per difendere i civili palestinesi. Gli israeliani lo conoscono bene e lo hanno già intercettato, arrestato ed espulso due volte prima che Arrigoni il 23 agosto tornasse a Gaza dal mare a bordo della barca Free Gaza che aveva rotto il blocco israeliano (la vera causa della fine della tregua, non certo i razzetti di Hamas come vi stanno raccontando).
Per cercare di evitare che anche Arrigoni divenga un «tragico errore» o un «danno collaterale» abbiamo chiesto alle autorità politiche e diplomatiche italiane di attivarsi urgentemente con quelle israeliane. Nell'inferno di Gaza Vittorio Arrigoni non è solo.
il manifesto, 13 gennaio 2008

Sabato 17 gennaio manifestazione
nazionale a Roma.
Ore 15.30 da Piazza Vittorio

Giovedì 15 gennaio
ore 18.00
in via castelforte, 4
incontro con Fabio Amato del PRC
e Yousef Salman-Delegato Mezza Luna Rossa Palestinese in Italia



STOP AL MASSACRO LIBERTÀ PER GAZA

Crediamo che difendere la Pace significhi proteggere giustizia e verità.

La giustizia, negata ai palestinesi in quarant� anni di occupazione, implica che Israele rispetti il diritto internazionale, le risoluzioni delle Nazioni Unite ed i vincoli del diritto umanitario sanciti dalla IV Convenzione di Ginevra.
La verità necessita il rifiuto della pratica disonesta e immorale che mette le parti del conflitto allo stesso livello, occupante con occupato, aggressore con aggredito.
La verità implica la ferma denuncia delle condizioni disumane ed insostenibili vissute dalla popolazione di Gaza in questi 16 giorni di guerra, ma già stremate da due anni di assedio militare ed embargo economico.
La verità è che la sicurezza di Israele dipende dalla libertà della popolazione palestinese

L'esercito israeliano sta invece commettendo un massacro a Gaza, che ha provocato fino ad ora la morte di più di 900 persone ed il ferimento di più di tremila, oltre che la distruzione di migliaia di case, e pesantissimi danneggiamenti ad infrastrutture educative, sanitarie, religiose, trasformando la striscia di Gaza da prigione a cielo aperto ad un cumulo di macerie. Non è un tale massacro che può fermare il lancio di missili da parte di Hamas su Israele, ma solo il dialogo tra le parti sulla base di un serio negoziato politico.

Di fronte a questa realtà la società civile intende reagire con forza per denunciare e sanzionare crimini di guerra come i bombardamenti indiscriminati, l'uccisione deliberata di civili, l'uso di armi chimiche e non convenzionali. Non possiamo rimanere in silenzio davanti alla complicità dei nostri governi e dell�Unione Europea che, invece di vincolare Israele al rispetto del diritto e di chiamarlo a rispondere dei propri crimini davanti ai tribunali internazionali, rafforzano le proprie relazioni sottoscrivendo nuovi accordi commerciali ed economici.

Crediamo fermamente che queste scelte ostacolino una pace giusta nella regione, nel rispetto dei principi democratici e dei diritti umani.


Per queste ragioni ci rivolgiamo ai governi nazionali e all�Unione Europea affinchè:


- Esigano l'immediata interruzione delle operazioni militari a Gaza.

- Vincolino Israele al rispetto del diritto internazionale e delle risoluzioni dell�ONU, pena la sospensione di tutti gli accordi militari, commerciali e di cooperazione.

- Si impegnino a lavorare per la costruzione di una pace vera e giusta in Medioriente, legittimando e promuovendo il negoziato con tutte le parti coinvolte.

- Esigano dai mezzi pubblici di informazione una copertura non reticente e menzognera dei fatti relativi al conflitto.

Come società civile, sosteniamo l'opzione della resistenza popolare nonviolenta all'occupazione. E' necessario moltiplicare iniziative come quelle del Free Gaza Movement con le sue navi che salpano verso Gaza, e associano il soccorso umanitario alla sfida nonviolenta dell'assedio da parte di osservatori dei diritti umani, politici e giornalisti.


Ci uniamo alla manifestazione nazionale convocata dalle comunità palestinesi italiane a Roma, il 17 gennaio 2008, con concentramento in Piazza Vittorio Emanuele alle 15.30.

Ci troveremo nel corteo, con le bandiere della pace, dietro allo striscione
STOP ALL'ASSEDIO DI GAZA!


Per Adesioni: nordsud@sci-italia.it


Primi Firmatari:

Servizio Civile Internazionale

Centro Internazionale Crocevia

Un ponte per...

Associazione "Gazzella-onlus"

WILPF-Italia (Women International Legue for Peace and Freedom)

Comitato Varesino per la Palestina

Gruppo di sostegno alla campagna �End the siege on Gaza�

Associazione KARAWAN - Roma

U.S. Citizens for Peace & Justice - Rome

CRIC - Centro Regionale d'Intervento per la Cooperazione

Donne in Nero

Associazione Giovani Palestinesi Wael Zwaiter

Associazione Aktivamente

Vento di Terra ONLUS

Sabato 17 gennaio manifestazione
nazionale a Roma.
Ore 15.30 da Piazza Vittorio

Giovedì 15 gennaio
ore 18.00
in via castelforte, 4
incontro con Fabio Amato del PRC
e Yousef Salman-Delegato Mezza Luna Rossa Palestinese in Italia


A proposito di muri, per chi fosse interessato all'evoluzione
interna della situazione del PRC,


confermo l'appuntamento per sabato 17 gennaio precisando che l'incontro non avrà inizio prima delle 10.30, per dare a tutti, soprattutto a chi viene da fuori Roma, la possibilità di raggiungere la Sala Libertini
(presso la Direzione Nazionale di Rifondazione in Via del Policlinico, 131.)
e che si concluderà verso le 15, visto che la manifestazione per la Palestina partirà alle 15.30 e non più alle 14.
"Comunicato dell'Associazione per la Pace sulle manifestazioni per la pace a Gaza"


Ci amareggia sapere che non sia stato possibile evitare la sovrapposizione delle due manifestazioni programmate per il 17 gennaio. Ci amareggia, come pacifisti italiani che da anni lavorano fianco a fianco per la pacificazione tra popoli in conflitto, che difendono e sostengono in giro per il mondo le pratiche della nonviolenza, pensare che non siamo stati capaci di mediare tra le nostre diversità neanche di fronte al massacro di innocenti.

Mentre Gaza brucia, soffocata nel sangue e nel dolore, mentre i bombardieri israeliani non si fermano neanche durante le misere tre ore di tregua, mentre falliscono mestamente i deboli tentativi diplomatici, mentre il mondo potente gira la testa e si concentra nel salvataggio delle sue banche: ci chiediamo che senso ha ostinarsi nelle nostre differenze di opinioni dinanzi alla sciagura umana di Gaza?
Mentre il mondo democratico storce la bocca anche di fronte ai rapporti dei suoi emissari che denunciano i crimini di guerra commessi, mentre la legalità internazionale che ha portato al patibolo popoli interi non ha nessuna efficacia dinanzi al torto dei potenti: ci chiediamo che senso ha rimanere ancorati ad una politica moralmente corrotta?

Mentre il sistema d’informazione occidentale nasconde i crimini di guerra commessi dagli israeliani, mentre si sgretola l’umanità a colpi di ipocrisia e di interessi di parte: ci chiediamo quale logica ci spinge a difendere il nostro orticello di casa? Che senso ha parlare di appartenenza all’una o all’altra formazione?

Mentre gli uomini politici si scandalizzano davanti alla bandiere bruciate e a un migliaio di persone in preghiera, non provando nessuno sdegno per centinaia di civili massacrati nella loro prigione a cielo aperto: ci chiediamo perché fidarsi di un sistema che vede solo la ragione del più forte?

Noi scendiamo in piazza sabato 17 a Roma, a Assisi e in qualunque altra parte nel mondo, per protestare contro l’ atroce ingiustizia che il popolo palestinese subisce. Noi non crediamo nelle divisioni tra pacifisti buoni e cattivi che in tanti stanno proponendo in queste ore, scendiamo in piazza non per difendere un credo politico ma, per difendere il rispetto alla vita, alla libertà e alla giustizia. Scendiamo in piazza contro l’indifferenza dei potenti del mondo, contro l’ipocrisia di coloro che sanno ma tacciono. Scendiamo in piazza, perché non possiamo fare altro.



Associazione per la Pace

mercoledì 14 gennaio 2009

Sabato 17 gennaio manifestazione
nazionale a Roma.
Ore 15.30 da Piazza Vittorio


Giovedì 15 gennaio
ore 18.00
in via castelforte, 4
incontro con Fabio Amato del PRC
e Yousef Salman-Delegato Mezza Luna Rossa Palestinese in Italia




Per i milanesi

Sabato 17 gennaio
Manifestazione nazionale a Roma
Riempiamo Roma di gente, di kefje e bandiere palestinesi
Pullmann da Milano - 35 Euro -
Appuntamento ore 6.00, Staz. FS Garibaldi

Per informazioni e prenotazioni rispondi a questa mail
o telefona al 333.4665107 - 347.7851682

Basta con l'impunità del terrorismo di stato israeliano
Rompere ogni complicità politica, militare, economica tra lo stato
italiano e Israele
Le bombe uccidono le persone, l'informazione manipolata uccide le
coscienze



La Bolivia rompe le relazioni con Israele
La Bolivia ha rotto le relazioni diplomatiche con Israele. Lo ha annunciato mercoledì 14 gennaio 2009 il presidente boliviano Evo Morales, in segno di protesta per l’offensiva nella Striscia di Gaza che ha provocato almeno mille morti.

Fonte: Le Soir (Belgio)

Lettera del prof. André NOUSCHI all´ambasciatore di Israele

Pubblicata il 12.01.2009

Il professor André Nouschi, 86 anni, ebreo nato a Constantine, storico di fama mondiale, Professore onorario all´Università di Nizza, ha inviato questa lettera all´ambasciatore di Israele a Parigi. La cosa scotta!


Signor Ambasciatore,

Per lei oggi è shabbat, dovrebbe essere un giorno di pace ma è un giorno di guerra. Per me, da molti anni, la colonizzazione e il furto israeliano delle terre palestinesi mi esaspera. Le scrivo dunque a diversi titoli: come Francese, come Ebreo per nascita e come artigiano degli accordi tra l´Università di Nizza e quella di Haifa.

Non si può più tacere davanti alla politica di assassinii e di espansione imperialista di Israele. Vi comportate esattamente come Hitler si è comportato in Europa con l´Austria, la Cecoslovacchia. Disprezzate le risoluzioni dell´ONU come quelle della Società delle Nazioni ed assassinate impunemente donne, bambini; non invocate gli attentati, l´Intifada. Tutto questo è conseguenza della colonizzazione ILLEGITTIMA e ILLEGALE. CHE É UN FURTO.

Vi comportate come ladroni di terre e voltate la schiena alla morale ebrea. Vergogna a voi! Vergogna a Israele! Scavate la vostra tomba senza rendervene conto.

Perché siete condannati a vivere con i Palestinesi e con gli stati arabi. Se vi manca questa intelligenza politica, allora non siete degni di far politica e i vostri dirigenti dovrebbero andare in pensione. Un paese che assassina Rabin, che glorifica il suo assassino, è un paese senza morale e senza onore. Che il cielo e il vostro Dio condanni a morte Sharon, l´assassino.

Avete subito una disfatta in Libano nel 2006.

Ne subirete altre, spero, e manderete a morire giovani Israeliani perché non avete il coraggio di fare la pace.

Come gli Ebrei che hanno sofferto tanto possono imitare i loro boia hitleriani ? Per me, dal 1975, la colonizzazione mi trae a mente vecchi ricordi, quelli dell´hitlerismo.

Non vedo nessuna differenza tra i vostri dirigenti e quelli della Germania nazista.

Personalmente, vi combatterò con tutte le mie forze come l´ho fatto tra 1938 e 1945, fino a quando la giustizia degli uomini distrugga l´hitlerismo che sta nel cuore del vostro paese. Vergogna, Israele. Spero che il vostro Dio scaglierà contro i suoi dirigenti la vendetta che si meritano. Come Ebreo, come ex-combattente della Seconda Guerra mondiale, sento vergogna per voi. Che Dio vi maledica fino alla fine dei secoli! Spero che sarete puniti."

André Nouschi, professore onorario all´Università.


Fonte: il quotidiano algerino " Le Matin DZ " http://www.lematindz.net/news/2332-le-professeur-andre-nouschi-ecrit-a-lambassadeur-disrael-a-paris.html

di Anonimo - da sinpermiso.info

1 - Nel Vicino Oriente,sono sempre gli arabi ad attaccare per primi, ed è sempre Israele a doversi difendere. Questa difesa si chiama "rappresaglia".

2 - Né gli arabi, né i palestinesi, né i libanesi hanno il diritto di uccidere i civili. Questo si chiama "terrorismo".

3 - Israele ha diritto di uccidere i civili. Questa si chiama "legittima difesa".

4 - Quando Israele uccide dei civili in massa, le potenze occidentali le chiedono che lo faccia con più contegno. Questa si chiama "reazione della comunità internazionale".

5 - Né i palestinesi né i libanesi hanno il diritto di catturare dei soldati israeliani all´interno di installazioni militari con sentinelle e postazioni di combattimento. Questo lo si deve chiamare "rapimento di persone indifese".



6 - Israele ha il diritto di rapire sempre e ovunque tutti i palestinesi o libanesi che gli pare. Le cifre attuali si aggirano sui 10mila prigionieri, di cui 300 bambini e mille donne. Non serve alcuna prova della loro colpevolezza. Israele ha il diritto di tenere in carcere questi prigionieri sequestrati a tempo indeterminato, anche se sono autorità democraticamente elette dai palestinesi. Questa si chiama "incarcerazione di terroristi".

7 - Quando viene menzionata la parola "Hezbollah", è obbligatorio aggiungere, nella stessa frase, "sostenuti e finanziati dalla Siria e dall´Iran".

8 - Quando viene menzionata "Israele" è tassativamente proibito aggiungere "sostenuta e finanziata dagli USA". Questo potrebbe dare l´impressione che il conflitto sia disuguale e che l´esistenza di Israele non sia a rischio.

9 - Nelle notizie su Israele si deve sempre evitare che compaiano le seguenti frasi: "Territori occupati", "Risoluzioni dell´Onu", "Violazioni dei Diritti Umani" o "Convenzione di Ginevra".

10 - I palestinesi, similmente ai libanesi, sono sempre "vigliacchi" che si nascondono in mezzo alla popolazione civile, che "non li vuole". Se dormono a casa con i propri familiari, questa cosa ha un nome: "vigliaccheria". Israele ha il diritto di distruggere con bombe e missili i quartieri dove dormono. Questa si chiama "azione chirurgica, di alta precisione".

11 - Gli israeliani parlano inglese, francese, spagnolo o portoghese [o italiano] meglio degli arabi. Pertanto meritano di essere intervistati più spesso, e di avere migliori opportunità di tradurre al gran pubblico le anzidette regole di redazione, dalla uno alla dieci. Questa si chiama "neutralità giornalistica".


12 - Tutti coloro che non siano d´accordo con le suddette Regole sono, e lo si deve certificare, "terroristi antisemiti di elevata pericolosità".

Fonte: sinpermiso.info.

Traduzione di Pino Cabras - Megachip

MERCOLEDI’ 14 GENNAIO ORE 17
CORTEO A ROMA EST
DA PIAZZA DELLE CAMELIE A LARGO AGOSTA
Prepariamo la manifestazione nazionale
di sabato 17 gennaio a Roma!



Sabato 17 gennaio manifestazione nazionale a Roma.
Ore 15.30 da Piazza Vittorio

stopmassacrogaza@libero.it

due ore

PALESTINA
Due ore all'inferno
Luisa Morgantini *

Poco più di due ore ma sono bastate per vedere la distruzione e la desolazione della gente di Gaza. Con 8 parlamentari europei e un senatore del Pd, siamo stati gli unici rappresentanti politici ad essere entrati nella Striscia da quando è iniziato l'attacco israeliano.
Siamo entrati attraverso il valico di Rafah grazie alla indispensabile collaborazione dell'Unrwa e delle autorità egiziane e forzando la volontà di quelle israeliane che hanno respinto la nostra richiesta. Colpi di cannone e bombe sono cadute vicino la sede dell'Onu in cui ci trovavamo, malgrado ci fosse una tregua di tre ore. Non rispettata. CONTINUA|PAGINA12
Così come la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, respinto da Israele e da Hamas.
«Tutti e due si dichiareranno vincitori ma siamo noi a morire»: è un uomo accasciato nel centro di raccolta degli sfollati dell'Onu, che ci parla. Responsabilità di Hamas, ma l'asimmetria, è innegabile. Israele continua da più di 40 anni ad occupare e colonizzare terra e popolo palestinese, con la forza militare e la violazione del diritto umanitario e internazionale: a Rafah ho visto esseri umani logorati dal terrore sfiniti dall'insonnia per due settimane di duri bombardamenti, di ricerche disperate di cadaveri tra le macerie e una fame antica quanto l'embargo che anche prima dell'operazione «Piombo fuso» soffocava e costringeva in una punizione collettiva i civili di Gaza. Sono attaccati dal cielo, dalla terra, dal mare, nessuno e niente può dirsi al sicuro.
Ed è la prima volta che persone bombardate non hanno dove fuggire, le frontiere sono chiuse, aspettano di morire. È ciò che mi ha detto Raed: «Ogni volta prima di cercare di dormire, bacio mia moglie sperando di ritrovarla il giorno dopo e di non morire sotto le bombe». Orrore e impunità: la scuola dell'Unrwa di Jabalia è stata centrata in pieno da un missile da dove non sparavano i miliziani di Hamas e lì sono morti 45 civili. Gli obitori sono stracolmi di cadaveri come le corsie di feriti con ustioni gravi provocate dal fosforo bianco e dalle armi Dime (sperimentali), usate in Libano - l'ammissione è di parte israeliana. Un medico ci dice che i malati cronici non vengono più curati: non ci sono medicine. A Gaza le madri assiepate a decine con i loro bambini in una piccola stanza ci guardavano disperate, con gli occhi persi nel vuoto, ci mostravano i figli ancora feriti e ci chiedevano «Perché?». L'Unrwa denuncia la mancanza di beni base necessari.
Israele non permette il flusso necessario di aiuti. Ma nulla e nessuno è al riparo dalla scelta di Israele di continuare nell'illegalità. Mentre si bombarda Gaza aumentano i coloni illegali in Cisgiordania e cresce il Muro che confisca terre e divide palestinesi da palestinesi. Continuare a tenere viva la speranza per il diritto ad uno Stato, sui confini del '67 con Gerusalemme capitale condivisa, è sempre più difficile. Come far assumere alla Comunità Internazionale le proprie responsabilità? Come far cessar il fuoco subito? Come convincere Israele che non può continuare a violare la legalità internazionale ma che deve iniziare ad ascoltare al suo interno le voci che chiedono pace, diritti e dignità per il popolo palestinese, unica via per la propria sicurezza? L'Unione Europea deve avere il coraggio e la coerenza di fermare il potenziamento delle relazioni e cooperazione con Israele, sopratutto quella militare.
Noi parlamentari europei lo chiederemo ancora una volta, insieme al cessate il fuoco da tutte e due le parti e a forze internazionali per proteggere i civili non solo a Gaza ma anche in Cisgiordania. E mi auguro che in Italia i movimenti sappiano capire che essere uniti è importante e che non si è per Israele o per la Palestina, ma per il diritto e la giustizia. Io continuo a stare con quei palestinesi ed israeliani che dicono «ci rifiutiamo di essere nemici - fermate il massacro - basta con l'occupazione».
*Vice Presidente del Parlamento Europeo


Luisa Morgantini 0039 348 39 21 465; Office 0039 06 69 95 02 17;

luisa.morgantini@europarl.europa.eu

martedì 13 gennaio 2009

odissea di una nave


Ieri pomeriggio 12 gennaio alle ore 15 è salpata da Cipro, dal porto di Larnaca, la nave dei pacifisti "Spirit of Humanity" - organizzata dal coordinamento internazionale FREE GAZA MOVEMENT - carica di aiuti umanitari per Gaza.
Malgrado le condizioni meterologiche avverse, si è deciso di intraprendere
ugualmente la missione su indicazione dei volontari già presenti a Gaza,
per cercare minimamente di far fronte alla mancanza cronica di cibo e
medicinali in tutta la Striscia di Gaza.
Il mare agitato e un avaria al motore hanno, dopo 4 ore di navigazione,
imposto alla nave di tornare indietro sui propri passi e rientrare in
nottata nuovamente nel porto di Larnaca, dopo essere stata alla deriva per diverso tempo.

Un'esperienza terribile sulla nave tutti vomitavano in continuazione e l'acqua entrava da più parti. Nei momenti più drammatici, con la nave alla deriva in balia delle onde sempre più forti, ho pensato alle centinaia di migranti che ogni giorno sono costretti a fare viaggi terribili e assurdi per raggiungere le coste della Fortezza Europa. Il problema è che nessun armatore ha voluto noleggiarci una nave, nel momento in cui abbiamo spiegato la nostra destinazione e così abbiamo dovuto acquistare un battello turistico, adatto ai giri delle isole greche non certo a questo tipo di traversate lunghe 22 ore, in alto mare.
Malgrado questo, domani probabilmente partiremo nuovamente per Gaza con la nostra nave, la "Spirit of Humanity".
La comunicazione formale delle autorità israeliane che, tramite le
autorità cipriote, hanno fatto presente che non permetteranno l'attracco
"con ogni mezzo necessario" non ci intimorisce, in quanto questo sarebbe
un chiaro atto di illegalità in quanto non navigheremo mai in acque
israeliane.

Francesco Caruso

MERCOLEDI’ 14 GENNAIO ORE 17
CORTEO A ROMA EST
DA PIAZZA DELLE CAMELIE A LARGO AGOSTA
Prepariamo la manifestazione nazionale
di sabato 17 gennaio a Roma!


Sabato 17 gennaio manifestazione nazionale a Roma.
Ore 15.30 da Piazza Vittorio

stopmassacrogaza@libero.it


QUANDO SI ALLONTANA
(Mahmud Darwish)


Il nemico che prende il tè nella nostra capanna
ha una giumenta nel fumo e una figlia
con sopracciglia folte, occhi nocciola
e, sulle spalle, una chioma lunga
come una notte di canzoni. La sua immagine
non lo lascia tutte le volte
che viene da noi a chiedere il tè,
ma non ci dice cosa fa lei di sera, né parla
di una giumenta abbandonata
dalle canzoni in cima alla collina...

Nella nostra capanna, il nemico si riposa dal fucile.
Lo abbandona sulla sedia di mio nonno
e si nutre del nostro pane come fa l'ospite.
Sonnecchia un po' sulla sedia di vimini.
Carezza la nostra gatta
e ci dice sempre:
non biasimate la vittima.
Chiediamo: e chi è?
Lui risponde: è sangue che la notte non asciuga.

I bottoni della sua divisa brillano
quando si allontana.
A te la buona sera. E salutaci il nostro pozzo
e il posto dei fichi. Va' piano
sulla nostra ombra nei campi d'avena.
Saluta i nostri cipressi alti nei cieli
e non lasciare aperto di notte il portone.
Ricordati che il cavallo ha paura degli aerei
e salutaci di là, se avrai tempo.

Queste parole che avevamo voglia
di dire sulla soglia lui le sentiva perfettamente
perfettamente, ma le nascondeva
in una tosse precipitosa
poi le buttava da una parte.
Perché va a trovare tutte le sere la sua vittima?
Perché ricorda i nostri proverbi, proprio come noi
e riprende i nostri stessi canti
sui nostri incontri nella terra sacra?
Se non fosse per quel revolver
il flauto si sarebbe unito al flauto.

La guerra durerà finché la terra
su se stessa girerà con noi.
Dobbiamo essere buoni quindi.
Ci chiedeva di essere buoni, qui,
e declamava i versi del "Pilota", di Yeats:
"Non amo quelli che difendo
come non ho avversione contro
quelli che combatto."
Poi usciva dalla nostra casetta di legno,
percorreva ottanta metri
fino alla nostra casa di pietra, laggiù,
al limite della pianura.

Saluta la nostra casa, o straniero.
Le nostre tazzine
da caffè sono ancora buone. Ci senti
sopra l'odore delle nostre dita? Hai detto a tua figlia
con la treccia e le sopracciglia folte
che un innamorato
assente arde
di vederla
soltanto per traversarle lo specchio e conoscere
il proprio segreto?
Per vedere come lei continua la vita,
al posto suo?
Salutala se avrai tempo

Queste parole che avevamo voglia
di dire lui le sentiva perfettamente
perfettamente, ma le nascondeva
in una tosse precipitosa
poi le buttava da una parte.
Gli brillavano i bottoni sulla divisa
mentre si allontanava.



Mahmoud Darwish, Perché hai lasciato il cavallo alla sua solitudine,
(tratta dalla raccolta di poesie, a cura e trad. di Lucy Ladikoff Guasto)

13/01/2009 Su Gaza
Elisabetta (Zaatar)
933 morti, dei quali 277 sono bambini e 150 donne, 4.300 feriti, tra questi molti orrendamente mutilati, che rimarranno invalidi a vita. La popolazione di Gaza è composta per la metà da bambini, questo spiega l´alto numero di morti tra loro.

La Striscia di Gaza è la zona più densamente popolata del pianeta terra:
1.500.000 di persone rinchiuse in 320 km2 (di questi circa 700.000 vivono nei campi profughi disseminati lungo la striscia).

Più di 4.500 persone per km2 = 1,5 persone al metro quadrato.

Nelle celle delle prigioni i detenuti solitamente hanno a disposizione più spazio. La Striscia di Gaza è una prigione che confina con Israele, con l´Egitto e con il mare.

Le frontiere egiziana e israeliana sono sigillate, non passa uno spillo.

Anche i tunnel al confine con l´Egitto che consentivano l´arrivo oltre che di armi rudimentali, di cibo e medicine di contrabbando per il sostegno di un popolo affamato da 2 anni di embargo, sono stati distrutti dall´Esercito Israeliano.

Dal cielo piovono le bombe dei droni (aerei telecomandati senza pilota) e degli F16. Dal mare la Marina israeliana cannoneggia i porti e le città costiere. A terra i carri armati dell´Esercito Israeliano, la quarta potenza militare al mondo contro: le città e i campi profughi dove vivono stipati circa 700.000 palestinesi.

Intanto due navi cargo in partenza dalla Grecia verso Israele, secondo l´agenzia di stampa Ma´an e la Reuters, verranno caricate dagli USA con 300 tonnellate di armi ed esplosivo.

I nostri TG cercano, non senza difficoltà, di fare apparire la situazione equidistante, e così i razzi artigianali, chiamati Qassam e Grad che la resistenza palestinese lancia sul territorio israeliano confinante, e che fanno generalmente più paura e rumore che altro (fortunatamente ferme a 4 le vittime civili israeliane) vengono paragonati alle centinaia di morti e alle migliaia di feriti causati dalla macchina da guerra distruttiva dell´Esercito Israeliano.

Ma guardiamoli questi razzi artigianali, che i nostri media chiamano addirittura "missili", sono tubi d´acciaio riempiti di esplosivo. E guardiamole le armi d´Israele, i droni, gli f16, i carri armati, gli elicotteri, il fosforo bianco, arma chimica vietata dalle convenzioni internazionali per le orrende bruciature e le mortali intossicazioni che provoca e che Israele sta utilizzando senza parsimonia sui civili palestinesi di Gaza.

Bene inoltre precisare che Hamas non ha rotto la tregua, la tregua è stata rotta come sempre da Israele a Novembre: http://www.infopal.it/leggi.php?id=9864&PHPSESSID=fc1173834341dab9d9b6424a00bacfa3. L´attacco criminale israeliano era pianificato da almeno sei mesi, come ha riferito il giornale israeliano Haaretz.

La macelleria arriva dopo un embargo criminale che sta soffocando la Striscia da due anni, da quando cioè, Hamas ha vinto le elezioni democratiche avvenute in presenza di osservatori internazionali. Un embargo che ha privato la popolazione dei mezzi di sostentamento, cibo e medicine, gli ospedali dei pezzi di ricambio per le attrezzature e dei medicinali basilari, mancano anche gli anestetici, gli antibiotici, le garze... Il carburante per i generatori è destinato a finire a causa della distruzione dei tunnel al confine egiziano, che ne consentivano il passaggio. La principale centrale elettrica di Gaza, che riforniva il milione e mezzo di abitanti, è stata distrutta da precedenti bombardamenti israeliani.

Fuggire da questo inferno è impossibile, poiché i palestinesi che tentano di scappare da Rafah, alla frontiera con l´Egitto, vengono respinti dai militari egiziani che hanno l´ordine di sparare. Durante la guerra d´Israele del 2006 in Libano, durata 33 giorni, che ha causato 1.000 morti, i civili in molti casi potevano fuggire verso la Siria e la Giordania, o allontanarsi nelle zone del nord, meno colpite. A Gaza è impossibile scappare. Si è sottoposti semplicemente a un tiro al bersaglio che non lascia vie di scampo. Anche le scuole dell´UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi) sono state bombardate. Vi hanno trovato la morte in due scuole distinte, 50 civili, soprattutto donne e bambini, che erano sopravissuti e pensavano di aver trovato un rifugio dopo che le loro case erano state distrutte dai bombardamenti.

L´ipocrisia israeliana rivaleggia con il sadismo, migliaia di volantini lanciati dagli aerei annunciano in alcuni casi i bombardamenti e "invitano" i civili ad allontanarsi, allontanarsi dove? Evidentemente anche questo aiuta la propaganda israeliana a dimostrare che sotto attacco ci sia Hamas e non i civili.

Colpiti anche gli ospedali, quello di Jabaliya pochi giorni fa. Si spara sulle ambulanze, sono stati uccisi dai proiettili israeliani i medici e gli infermieri mentre si apprestavano a soccorrere i civili feriti o a portare via i cadaveri. La croce rossa ha denunciato attacchi contro il personale ed i medici.

Colpiti, oltre alle scuole dell´UNRWA anche i lavoratori. Si spara sui convogli umanitari. L´ONU ha sospeso l´invio di aiuti per due giorni, finchè Israele non ha dato garanzie di sicurezza per il suo personale.

Una punizione collettiva, che fa pensare al genocidio, perché rinchiudere un milione e mezzo di persone in una prigione a cielo aperto, come è Gaza, senza dargli la possibilità di vivere prevenendo l´accesso alle fonti di sostentamento e alle cure mediche e impedirgli di fuggire sigillando ogni via di fuga per poi bombardarlo seguendolo fino dentro alle scuole e alle moschee, questa è un genocidio.

L´ONU dopo quasi 1.000 morti non è riuscito a concludere nulla, anche la risoluzione di condanna firmata ieri (13 gennaio) a Ginevra dal Consiglio per i diritti umani dell´ONU, per Israele "non è rilevante, esprime solo un punto di vista", la maggior parte dei paesi occidentali si è comunque astenuta durante la votazione, passata con 33 voti su 47.

Nel frattempo le immagini dei cadaveri dei bambini, infagottati in lenzuola bianche macchiate di sangue tra le braccia delle loro madri, che ininterrottamente scorrono sui video delle TV arabe, porta il popolo arabo in piazza a centinaia di milioni in tutto il mondo ed è ormai comune vedere i governanti di Egitto, Giordania e la stessa Autorità palestinese come collaboratori d´Israele che timidamente cominciano a prendere le prime posizioni spinti dalla piazza. Di pochi giorni fa la notizia che la Giordania ha ritirato il proprio ambasciatore da Israele.

Olmert vuole chiudere il suo mandato con una vittoria, dopo la sconfitta del 2006 con gli Hezbolla libanesi, ma così come ha rafforzato questi ultimi aumentandone la popolarità e il potere politico, sta rafforzando anche Hamas, che seppur debole militarmente prima e ancora più adesso, ha il sostegno della popolazione, non solo di Gaza, ma dell´intera Palestina, raccogliendo consensi in tutto il mondo arabo. Ismail Haniyeh resta a Gaza e le sue apparizioni sullo schermo sono seguitissime, guadagna consensi questo leader che poteva fuggire dall´olocausto di Gaza e invece è rimasto sotto le bombe con la popolazione civile. Mentre il Presidente Abbas, che aspetta come un avvoltoio di insediare il suo governo fantoccio, perde giorno dopo giorno credibilità.

Israele vincerà militarmente, dopo aver massacrato centinaia (migliaia tra qualche giorno) di civili innocenti, ma quello che non riuscirà a vincere sono la dignità e la forza di resistere della Palestina, la speranza, per poter consegnare un giorno alla storia i criminali di guerra e veder riconosciuto il proprio diritto all´autodeterminazione. I palestinesi non vivono al tempo degli indiani d´America ma in quello degli africani dell´Apartheid, e la storia di quel popolo, che ha visto la fine della segregazione razziale dopo 50 anni è molto simile per tanti aspetti alla storia del popolo palestinese.

Israele ha seri problemi demografici, ed è sempre più inascoltata la chiamata a raccolta agli ebrei nel mondo, per questo è arrivata ad "importare" con stuzzicanti sussidi le popolazioni ebree dall´Etiopia , provenienti da villaggi fatti di capanne di fango. La realtà demografica dopo 60 anni di Nakba vede la popolazione palestinese aumentata di più di sette volte, questo significa che il popolo palestinese non può essere sterminato e che le leggi razziali e i massacri, i muri e i ghetti, non riusciranno a soffocarlo.

AI POLITICI ITALIANI




da parte di

Luisa Morgantini

Vice Presidente del Parlamento Europeo



Roma, 3 Gennaio 2009



Non una parola, non un pensiero, non un segno di dolore per le centinaia di persone uccise, donne, bambini, anziani e militanti di Hamas, anche loro persone. Case sventrate, palazzi interi, ministeri, scuole, farmacie, posti di polizia. Ma dove è finita la nostra umanità. Dove sono i Veltroni, con i loro “I care”, come si può tacere o difendere la politica di aggressione israeliana

La popolazione di Gaza e della Cisgiordania, i palestinesi tutti, pagano il prezzo dell’incapacità della Comunità Internazionale di far rispettare ad Israele la legalità internazionale e di cessare la sua politicale coloniale.

Certo Hamas con il lancio dei razzi impaurisce ed è una minaccia contro la popolazione civile israeliana, azioni illegali, da condannare. Bisogna fermarli.

Ma basta con l’ impunità di Israele e dei ricatti dei loro gruppi dirigenti.

Dal 1967 Israele occupa militarmente i territori palestinesi, una occupazione brutale e coloniale. Furto di terra, demolizione di case, check point dove i palestinesi vengono trattati con disprezzo, picchiati, umiliati, colonie che crescono a dismisura portando via terra, acqua, distruggendo coltivazioni. Migliaia di prigionieri politici, ai quali sono impedite anche le visite dei familiari.

Ma voi dirigenti politici, avete mai visto la disperazione di un contadino palestinese che si abbraccia al suo albero di olivo mentre un buldozzer glielo porta via e dei soldati che lo pestano con il fucile per farglielo lasciare, o una donna che partorisce dietro un masso e il marito taglia il cordone ombelicale con un sasso perché soldati israeliani al check point non gli permettono di passare per andare all’ ospedale, o Um Kamel, cacciata dalla sua casa, acquistata con sacrifici perché fanatici ebrei non sopravissuti all’olocausto ma arrivati da Brooklin, pensando che quella terra e quindi quella casa sia loro per diritto divino, sono entrati di forza e l’hanno occupata perché vogliono costruire in quel quartiere arabo di Gerusalemme un'altra colonia ebraica. Avete mai visto i bambini dei villaggi circostanti Tuwani a sud di Hebron che per andare a scuola devono camminare più di un ora e mezza perché nella strada diretta dal loro villaggio alla scuola si trova un insediamento e i coloni picchiano ed aggrediscono i bambini, oppure i pastori di Tuwani che trovano le loro tanche d’acqua o le loro pecore avvelenate da fanatici coloni, o la città di Hebron ridotta a fantasma perché nel centro storico difesi da più di mille soldati 400 coloni hanno cacciato migliaia di palestinesi, costringendo a chiudere più di 870 negozi.

Avete visto il muro che taglia strade e quartieri che toglie terre ai villaggi che divide palestinesi da

Palestinesi, che annette territorio fertile e acqua ad Israele, un muro considerato illegale dalla Corte Internazionale di giustizia. Avete visto al valico di Eretz i malati di cancro rimandati indietro per questioni di sicureza, negli ultimi 19 mesi sono 283 le persone morte per mancanze di cure, avrebbero dovuto essere ricoverate negli ospedali all’estero, ma non sono stati fatti passare malgrado medici israeliani del gruppo Phisician for Human rights garantissero per loro. Avete sentito il freddo che penetra nelle ossa nelle notte gelide di Gaza perché non c’è riscaldamento, non c’è luce, o i bambini nati prematuri nell’ospedale di Shifa con i loro corpicini che vogliono vivere e bastano trenta minuti senza elettricità perché muoiano.

Avete visto la paura e il terrore negli occhi dei bambini, i loro corpi spezzati. Certo anche quelli dei bambini di Sderot, la loro paura non è diversa, e anche i razzi uccidono ma almeno loro hanno dei rifugi dove andare e per fortuna non hanno mai visto palazzi sventrati o decine di cadaveri intorno a loro o aerei che li bombardano a tappeto. Basta un morto per dire no, ma anche le proporzioni contano dal 2002 ad oggi per lanci di razzi di estremisti palestinesi sono state uccise 20 persone. Troppe, ma a Gaza nello stesso tempo sono stati distrutte migliaia e migliaia di case ed uccise più di tre mila persone tra loro centinaia di bambini che non tiravano razzi.

Dopo le manifestazioni di Milano dove sono state bruciate bandiere israeliane, voi dirigenti politici avete tutti manifestato indignazione, avete urlato la vostra condanna. Ne avete tutto il diritto. Io non brucio bandiere né israeliane né di altri paesi e penso che Israele abbia il diritto di esistere come uno Stato normale, uno stato per i suoi cittadini, con le frontiere del 1967, molto più ampie di quelle della partizione della Palestina decisa dalla Nazioni Unite del 1947.

Avrei però voluto sentire la vostra indignazione e la vostra umanità e sentirvi urlare il dolore per tante morti e tanta distruzione, per tanta arroganza, per tanta disumanità, per tanta violazione del diritto internazionale e umanitario. Avrei voluto sentirvi dire ai governanti israeliani: Cessate il fuoco, cessate l’assedio a Gaza, fermate la costruzione delle colonie in Cisgiordania, finitela con l’ occupazione militare, rispettate e applicate le risoluzioni delle Nazioni Unite, questo è il modo per togliere ogni spazio ai fondamentalismi e alle minaccie contro Israele.

Ieri lo dicevano migliaia di israeliani a Tel Aviv, ci rifiutamo di essere nemici, basta con l’occupazione.

Dio mio in che mondo terribile viviamo.

MERCOLEDI’ 14 GENNAIO ORE 17
CORTEO A ROMA EST
DA PIAZZA DELLE CAMELIE A LARGO AGOSTA
Prepariamo la manifestazione nazionale
di sabato 17 gennaio a Roma!


Sabato 17 gennaio manifestazione nazionale a Roma.
Ore 15.30 da Piazza Vittorio

stopmassacrogaza@libero.it



Le associazioni firmatarie di questo appello saranno a Roma il 17 gennaio, per chiedere la fine delle operazioni militari e dell'assedio a Gaza. Riteniamo cruciale, in questo momento, cercare l´unione e la condivisione con le comunità palestinesi e del mondo arabo, mescolando diversi linguaggi che chiedono tutti il rispetto della legalità internazionale e dei diritti umani della popolazione di Gaza. Per questo ci mobilitiamo per partecipare alla manifestazione nazionale unitaria di Roma, con il seguente appello al quale vi invitiamo ad aderire, come singoli e associazioni.



STOP AL MASSACRO - LIBERTA´ PER GAZA





Crediamo che difendere la Pace significhi proteggere giustizia e verità.

La giustizia, negata ai palestinesi in quarant´ anni di occupazione, implica che Israele rispetti il diritto internazionale, le risoluzioni delle Nazioni Unite ed i vincoli del diritto umanitario sanciti dalla IV Convenzione di Ginevra.

La verità necessita il rifiuto della pratica disonesta e immorale che mette le parti del conflitto allo stesso livello, occupante con occupato, aggressore con aggredito. La verità implica la ferma denuncia delle condizioni disumane ed insostenibili vissute dalla popolazione di Gaza in questi 16 giorni di guerra, ma già stremate da due anni di assedio militare ed embargo economico. La verità è che la sicurezza di Israele dipende dalla libertà della popolazione palestinese

L´esercito israeliano sta invece commettendo un massacro a Gaza, che ha provocato fino ad ora la morte di più di 900 persone ed il ferimento di più di tremila, oltre che la distruzione di migliaia di case, e pesantissimi danneggiamenti ad infrastrutture educative, sanitarie, religiose, trasformando la striscia di Gaza da prigione a cielo aperto ad un cumulo di macerie. Non è un tale massacro che può fermare il lancio di missili da parte di Hamas su Israele, ma solo il dialogo tra le parti sulla base di un serio negoziato politico.

Di fronte a questa realtà la società civile intende reagire con forza per denunciare e sanzionare crimini di guerra come i bombardamenti indiscriminati, l'uccisione deliberata di civili, l'uso di armi chimiche e non convenzionali. Non possiamo rimanere in silenzio davanti alla complicità dei nostri governi e dell´Unione Europea che, invece di vincolare Israele al rispetto del diritto e di chiamarlo a rispondere dei propri crimini davanti ai tribunali internazionali, rafforzano le proprie relazioni sottoscrivendo nuovi accordi commerciali ed economici.

Crediamo fermamente che queste scelte ostacolino una pace giusta nella regione, che rispetti i principi democratici e i diritti umani.

Per queste ragioni ci rivolgiamo ai governi nazionali e all´Unione Europea affinchè:

Esigano l´immediata interruzione delle operazioni militari e la fine dell'assedio a Gaza

Vincolino Israele al rispetto del diritto internazionale e delle risoluzioni dell´ONU, pena la sospensione di tutti gli accordi militari, commerciali e di cooperazione

Si impegnino a lavorare per la costruzione di una pace vera e giusta in Medioriente, legittimando e promuovendo il negoziato con tutte le parti coinvolte

Esigano dai mezzi pubblici di informazione una copertura non reticente e menzognera dei fatti relativi al conflitto


Come società civile, sosteniamo l'opzione della resistenza popolare nonviolenta all'occupazione. E' necessario moltiplicare iniziative come quelle del Free Gaza Movement, con le sue navi che salpano verso Gaza, e associano il soccorso umanitario alla sfida nonviolenta dell'assedio da parte di osservatori dei diritti umani, politici e giornalisti (www.freegaza.org).

Ci uniamo alla manifestazione nazionale convocata dalle comunità palestinesi italiane a Roma, il 17 gennaio 2008, con concentramento in Piazza Vittorio Emanuele alle 14.00

Ci troveremo nel corteo, con le bandiere della pace, dietro allo striscione "STOP ALL'ASSEDIO DI GAZA!"




Per Adesioni nordsud@sci-italia.it

Primi firmatari: Servizio Civile Internazionale, Un ponte per..., Centro Internazionale Crocevia


Centro ospedaliero situato alle spalle di una chiesa colpito da un
missile israeliano a Gaza

Gerusalemme (ENI). L' agenzia medica internazionale ACT, una
corporazione umanitaria di varie chiese e congregazioni religiose,
ha dichiarato che un ospedale da loro sostenuto, situato nel
quartiere densamente popolato di Shijaiya della città di Gaza, è
stato ridotto in macerie quando l'edificio è stato colpito da un
missile israeliano. L'organismo internazionale ACT, la cui sede
principale si trova a Ginevra (Svizzera), ha inoltre dichiarato che
il centro di cura sito ad est di Gaza non potrà più, per ora,
offrire i servizi alla salute per i residenti di quell'area, visto
che il quartiere è stato soggetto a continui bombardamenti da parte
dell'esercito israeliano, con un alto numero di vittime tra la
popolazione civile.

Ecumenici si attende che la Federazione delle Chiese Evangeliche in
Italia inoltri una nota di protesta nei confronti dell'Ambasciata
d'Israele a Roma. Il silenzio non puo' essere piu' tollerato!
Diventa complicità...