martedì 13 gennaio 2009


MERCOLEDI’ 14 GENNAIO ORE 17
CORTEO A ROMA EST
DA PIAZZA DELLE CAMELIE A LARGO AGOSTA
Prepariamo la manifestazione nazionale
di sabato 17 gennaio a Roma!


Sabato 17 gennaio manifestazione nazionale a Roma.
Ore 15.30 da Piazza Vittorio

stopmassacrogaza@libero.it


QUANDO SI ALLONTANA
(Mahmud Darwish)


Il nemico che prende il tè nella nostra capanna
ha una giumenta nel fumo e una figlia
con sopracciglia folte, occhi nocciola
e, sulle spalle, una chioma lunga
come una notte di canzoni. La sua immagine
non lo lascia tutte le volte
che viene da noi a chiedere il tè,
ma non ci dice cosa fa lei di sera, né parla
di una giumenta abbandonata
dalle canzoni in cima alla collina...

Nella nostra capanna, il nemico si riposa dal fucile.
Lo abbandona sulla sedia di mio nonno
e si nutre del nostro pane come fa l'ospite.
Sonnecchia un po' sulla sedia di vimini.
Carezza la nostra gatta
e ci dice sempre:
non biasimate la vittima.
Chiediamo: e chi è?
Lui risponde: è sangue che la notte non asciuga.

I bottoni della sua divisa brillano
quando si allontana.
A te la buona sera. E salutaci il nostro pozzo
e il posto dei fichi. Va' piano
sulla nostra ombra nei campi d'avena.
Saluta i nostri cipressi alti nei cieli
e non lasciare aperto di notte il portone.
Ricordati che il cavallo ha paura degli aerei
e salutaci di là, se avrai tempo.

Queste parole che avevamo voglia
di dire sulla soglia lui le sentiva perfettamente
perfettamente, ma le nascondeva
in una tosse precipitosa
poi le buttava da una parte.
Perché va a trovare tutte le sere la sua vittima?
Perché ricorda i nostri proverbi, proprio come noi
e riprende i nostri stessi canti
sui nostri incontri nella terra sacra?
Se non fosse per quel revolver
il flauto si sarebbe unito al flauto.

La guerra durerà finché la terra
su se stessa girerà con noi.
Dobbiamo essere buoni quindi.
Ci chiedeva di essere buoni, qui,
e declamava i versi del "Pilota", di Yeats:
"Non amo quelli che difendo
come non ho avversione contro
quelli che combatto."
Poi usciva dalla nostra casetta di legno,
percorreva ottanta metri
fino alla nostra casa di pietra, laggiù,
al limite della pianura.

Saluta la nostra casa, o straniero.
Le nostre tazzine
da caffè sono ancora buone. Ci senti
sopra l'odore delle nostre dita? Hai detto a tua figlia
con la treccia e le sopracciglia folte
che un innamorato
assente arde
di vederla
soltanto per traversarle lo specchio e conoscere
il proprio segreto?
Per vedere come lei continua la vita,
al posto suo?
Salutala se avrai tempo

Queste parole che avevamo voglia
di dire lui le sentiva perfettamente
perfettamente, ma le nascondeva
in una tosse precipitosa
poi le buttava da una parte.
Gli brillavano i bottoni sulla divisa
mentre si allontanava.



Mahmoud Darwish, Perché hai lasciato il cavallo alla sua solitudine,
(tratta dalla raccolta di poesie, a cura e trad. di Lucy Ladikoff Guasto)

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